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Weekly Recap #107

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Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Libri che ho adocchiato, un estratto che mi ha particolarmente colpito, un film che ho visto, e così via. Un po' come fanno alcuni blog con la rubrica Clock Rewinders on a Book Binge [X - X]. Ma tutto senza regole. Un po' alla cavolo insomma. Sostituisce In My Mailbox.

Avevo detto che oggi non avrei fatto in tempo a pubblicare il post, invece - miracolo dei miracoli - eccomi qua! Sarà un post breve ma intenso xD

New Entry

(stavolta mi sono anche impegnata a fare la foto, ditemi brava)
L'Azzurro del Cielo Non Ricorda di Hannah Richell [x]
Vita di Tara di Graham Joyce [x]
Il Prigioniero del Cielo di Carls Ruiz Zafon [x]

Tutti e tre i libri verranno con me al mare.
Mercoledì mi attende un viaggio di circa otto ore e solitamente in quell'arco di tempo un romanzo intero me lo divoro sempre. Credo proprio che mi dedicherò a Vita di Tara, sono troppo curiosa.
Zafon non potevo non prenderlo, soprattutto adesso che c'è il 25% di sconto sulla collana "numeri primi". E poi è l'ultimo libro della serie dedicata al cimitero dei libri dimenticati e - caso vuole - che li ho sempre letti in vacanza. Le tradizioni vanno rispettate e non vedo l'ora di scoprire quali magie si nascondono ne Il Prigioniero del Cielo. Voglio incontrare di nuovo Daniele Fermin!
L'Azzurro del Cielo Non Ricorda invece mi ha attratta per alcuni commenti letti in giro per la rete sui siti americani. Spero davvero di poterla pensare come loro e di trovarlo coinvolgente ed emozionante come pochi.
Sono fiduciosa. Ho una voglia matta di affondare in romanzi dalle storie meravigliose, e visto che ultimamente il mio schifoso lavoro mi sta togliendo tempo e voglia, credo di meritarmi tanti bei libri 
Se riesco faccio anche il post con tutto il malloppo che mi porterò in vacanza.

Cosa mi sono vista

Poca roba e tutta passata in tv. A dire il vero non ricordo nemmeno più cos'ho visto (sto messa peggio del previsto) ma volevo esprimere tutto il mio orrore per questo film.


Mi chiedo come Sotto il Vestito Niente, se Dio vuole l'ultima sfilata possa essere arrivato nelle nostre sale cinematografiche, se mai ci fossi andata avrei pianto su quei dieci euro per un anno intero. Non è solo brutto, ma è pure recitato da cani. Le capre di nonna Papera sarebbero state più convincenti!
Forse dovrei giudicarlo pensando che è un film di Vanzina (ma quello del 1985 era centomila volte meglio!), recitato da attori italiani (che pretendiamo?), ma poi dico nooooo, ci sono dei film italiani degni di questo nome che finiscono subito nell'home video senza nemmeno vederla nemmeno in fotografia una sala cinematografica e allora spiegatemelo: perché? 

Con questa rubrica ci si risente ad agosto!
Buone letture a tutti!
 

Cosa mi porto in vacanza?

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E' difficile che parli qui sul blog della mia vita privata, ma non mi andava di pubblicare il post, nonostante fosse pronto da giorni, come se niente fosse. Come se niente fosse cambiato da domenica quando - io e la mia famiglia - abbiamo perso un amico. Lui.


Galileo era il cane di mia mamma, ma era anche il cane di tutti, perché condividiamo lo stesso giardino e quindi i nostri animali hanno sempre vissuto insieme. Lui era il più matto della comitiva. Iperattivo, iper-affettuoso, iper-folle, iper-pauroso e iper-buono. Era un concentrato di eccessi.
Non ha senso spiegare come sono andate le cose, anche perché hanno davvero dell'assurdo e sono la cosa che ci fa stare più male, e comunque non cambiano il risultato: lui adesso non c'è più. Ma se c'è un paradiso per gli animali di sicuro sta correndo lì. Ovviamente come un pazzo.

Il post comunque era pronto, eccolo qui.

* * *

Ragazzi, decidere quali libri portarmi in vacanza è stato difficilissimo, e alla fine, per non saper né leggere né scrivere (nonna dixit) ho caricato il cellulare di libri (alcuni li avevo da un po', altri sono più recenti) e chissà, forse cederò al lato oscuro, per quanto il formato cartaceo resti il mio preferito.


Vita di Tara è il libro che ho battezzato da leggere durante il viaggio (in otto ore probabilmente lo finirò xD) e ho deciso di riprendere La Verità sul Caso Harry Quebert che avevo interrotto dopo poche pagine. Leggere Zafon era d'obbligo. In estate ho sempre divorato un suo romanzo e mi pare giusto terminare - seguendo la stessa regola - la serie dedicata al cimitero dei libri dimenticati.
Jude l'Oscuroè il classico che ho scelto. In vacanza ne prendo quasi sempre uno, l'anno scorso se non erro mi ero riletta L'Amante di Lady Chatterley, ma Hardy mi è stato consigliato così tanto che alla fine l'ho comprato e se non mi piacerà saprò su chi rifarmi (Debora?!?!?!)
Hanna Richell e L'Azzurro del Cielo Non Ricorda sarà la lettura da spiaggia insieme a L'Amore Bugiardo di Gillian Flynn. Sotto l'ombrellone porto rigorosamente romanzi rilegati (senza la sovracopertina ovviamente) per evitare che si rovinino. Ne ho portati pochi purtroppo, sono quasi tutti in brossura, e forse me ne pentirò.


Il Cuore Cucito di Carole Martinez è il terzo romanzo rilegato che mi porto via. Ce l'ho da non so quante vite. Idem La Cattedrale del Mare di cui mi parlano tutti strabene.
E poi - evvai di libri soft! - una bella carrellata di romance: Poison Princess della Cole, Il Fiore dell'Estasi della Brandewyne, Intime Promesse della Thomas e Se Torno, Ti Sposo della Higgins.


Sul cellulare, il mio salvagente libresco in caso di crisi (come se la roba sopra non mi bastasse): Uccidi il Padre di Dazieri, Tu Contro di Me della Downham, Vision di Angie (al suo lato oscuro cederò di sicuro), Alter Ego della Winnacker, Il Sentiero delle Stelle di Amy Brill, Due Varianti di Me della Atkins, Mi Ricordo di Te di Yrsa SigurdardóttirMiss Charity di Marie-Aude Murail e Maledetto il Ventre Tuo di Vittoria Monforte (altro lato oscuro a cui cederò).


E questa volta è davvero tutto!
Ci risentiamo dopo ferragosto!


I'm Back!

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Yeeee, sono tornata! Oddio non avete idea di quanto mi sia mancato quest'angolino, ma durante le tre settimane di ferie ho letto abbastanza e nei prossimi giorni scoprirete anche cosa!
Dall'ultimo post (un po' malinconico, non è da me) sono successe un sacco di cose. Mi sono abbronzata, mi sono riempita le chiappe di punture di zanzare killer (ho fatto anche le foto ma non le pubblico o dovrei mettere la limitazione al blog per contenuti che potrebbero urtare la sensibilità altrui), ho patito il caldo del sud e visto che mi sono lamentata sono stata punita e a casa ho trovato un freddo bestia (18 gradi la mattina del 16 Agosto! Ma stiamo per entrare in una nuova era glaciale?), ho trovato un cane da adottare al canile, non ho perso nemmeno un chilo nonostante i buoni propositi mandati a monte per colpa dei contorni di mia suocera prevalentemente a base di patate e peperoni fritti (a cui non so resistere) e mi sono ri-po-sa-ta come non mi riposavo da un sacco di tempo!
Adesso vi toccherà sopportare di nuovo i miei scleri! Perché ho riossigenato il fisico, ma la testa è sempre quella. Bacata.
Giusto per darvi un assaggio ecco tre dei sette libri (più una graphic novel) che ho letto. Tutti romanzi soft, nessuna schifezza, ma ovviamente qualcuno semplicemente carino qualcun altro decisamente degno di nota.

  

Ho già scritto quasi tutte le recensioni quindi non tarderò a snocciolarvele!
A presto 

Recensione, DI CARNE E DI CARTA di Mirya

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Non sapevo di quale libro parlarvi per primo e alla fine ho sorteggiato lasciando questa ardua decisione nelle mani del destino! Tocca a Mirya e al suo romanzo autopubblicato aprire le danze e non posso che esserne felice, perché anche se non mi ha conquistata dalla prima pagina mi sono fatta trasportare dallo stile e dalla qualità dell'autrice. Mirya ha classe e si vede, difetti a mio gusto ce ne sono, ma quattro stelle Di Carne e di Carta se le merita tutte!

Di Carne e di Carta di Mirya

| autopubblicato, 06/2014 | € 2,68 |

Chiara vive di carta. Insegna, studia e legge di tutto. Sui libri e coi libri è cresciuta, i libri sono stati la sua famiglia e i suoi migliori amici e dai libri ha appreso l’amore: l’amore per le pagine ma anche per gli uomini che in quelle pagine vivono. Leonardo entra nella sua vita per seguirla nel Dottorato di ricerca, ed è un uomo concentrato sulla realtà di carne: per lui il distacco dalle parole scritte è vitale e non accetta l’approccio passionale di Chiara. Ma è stato davvero un caso, a portarlo da lei, o c’è una trama anche dietro al loro incontro?
Tra un canto di Dante e una canzone degli ABBA si combatte la guerra tra la carne e la carta, una guerra che non ha vincitori né perdenti e che forse non ha nemmeno schieramenti.









Voto:

Come poteva per lui essere l'Inferno, 
ciò che per lei era il Paradiso?

Ammetto di aver iniziato il romanzo di Mirya grazie ai commenti sul web e ai consigli delle amiche, grazie a quel miracolo anche detto passaparola, perché titolo e cover non mi attiravano per niente. Lo so, sono motivi stupidi per non leggere un libro, motivi del tutto superficiali e bla bla bla... Lo so. Ma tant'è, e ormai non perdo nemmeno più tempo a giustificarmi.
Il titolo poi mi ricordava una tesina che feci ai tempi della scuola e che avevo intitolato "Dalla Carta alla Carne". Questo fattore forse avrebbe dovuto stimolare la mia curiosità, invece no, effetto contrario anche in questo caso. Non so perché... e ci ho pure ragionato sopra, ma non sono venuta a capo di niente. Di certo non mi aspettavo di trovarci delle similitudini, non avevo mica scritto un romanzo! Io parlavo dei personaggi dei romanzi che avevano trovato un volto nel cinema, Mirya invece ci parla di Chiara, una ventisettenne convinta di non poter provare sulla propria pelle la passione struggente e incendiaria che sente attraverso i testi letterari.
Insomma, razionalmente non so perché imboccassi tante strade tranne quella di Di Carne e di Carta, ma sotto sotto sapevo che a quello STOP avrei dovuto fermarmi prima o poi. E l'ho fatto. Cambierei ancora titolo e copertina, ma il contenuto, che poi è quello che realmente conta, mi ha gradualmente conquistata.
Mi sono divertita con le citazioni dantesche, coi riferimenti a Novecento e Orgoglio e Pregiudizio, a canticchiare le canzoni degli ABBA e a recitare Leopardi.  A volte avrei bacchettato Mirya per aver ostentato un po' troppo il suo amore per la carta, ma tra un rimprovero virtuale e l'altro mi sono sciolta. 
Sfogliata l'ultima pagina ero talmente liquefatta che avrei potuto dare al romanzo mezzo voto in più, e l'avrei fatto volentieri in nome di un capitolo che racchiude la perfetta essenza dell'anti romance e di cui avevo sinceramente bisogno: mentre Leonardo offre a Chiara il suo pegno d'amore ero in standing ovation. L'unico problema è che a diciotto anni volevo fare la professoressa e deve essermi rimasta incollata adosso una qualche vena di stronzaggine, quindi quattro stelle, ma giuro, meritatissime (immaginatevi quattro stelle belle panciute e super brillanti).
Al contrario se avessi dovuto dare un voto dopo le prime ottanta pagine sarei stata seriamente in difficoltà. All'inizio mi sembrava tutto troppo esagerato. Leonardo che tratta Chiara come la più totale delle nullità e con parole esasperanti al limite dell'umana comprensione (mai rapporto di odio/amore è iniziato con intenzioni peggiori e apparentemente immotivate). Alessandra, la migliore amica della situazione, che colora ogni battuta con continue allusioni sessuali (il solito cliché). Chiara che educa i suoi studenti con fermezza e passione, ma allo stesso tempo si diverte a sfotterli dosando bastone e carota (la perfetta prof. moderna che si lascia però andare a qualche scambio di battuta un po' troppo confidenziale, altro cliché). Qualcosa graffiava le mie corde. Qualcosa non mi convinceva.
Tutto questo succedeva all'inizio.
Tutto questo succedeva quando il colpo di fulmine non mi aveva ancora colpito.
Il "problema"è che Mirya sa scrivere porca miseria, e io davanti a una bella penna non capisco più niente ed entro in modalità "fai di me ciò che vuoi"! Infatti se all'inizio venivo respinta dalla storia per colpa di parole e passaggi un po' troppo altisonanti, a un certo punto mi ci sono trovata dentro, quasi senza rendermene conto. Mirya era riuscita a incastrarmi, mi aveva resa succube della sua prosa, e nonostante qualche forzatura stilistica mi ha fatto amare Di Carne e di Carta, tanto da perdonargli alcuni difetti.
Mi è piaciuta (in modo crescente) Chiara, una ventisettenne idealista con la rara capacità di saper ancora sognare e sperare, nonostante tutti i "se" del suo passato e i "forse" del futuro. Una donna - come la definisce Leonardo - capace di ubriacarsi di letteratura colta di giorno e romanzetti rosa di notte, troppo amante della parola scritta e poco della vita vera.
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Nota: I commenti rilasciati a questo post, saranno visibili anche nella pagina del sito dedicata alla recensione.

Recensione, DUE VARIANTI DI ME di Dani Atkins

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Arieccomi qui con una nuova review! Oggi vi parlo di un romanzo apparentemente semplice ma in realtà pieno di sostanza. Si legge in un attimo, ma una volta finito non vi abbandonerà subito.

Due Varianti di Me di Dani Atkins

| Fabbri Life, 07/2014 | pag. 285 | € 14,90 |
Cosa faresti se il destino ti offrisse una seconda possibilità?
Rachel ha vent’anni, amici meravigliosi e tutto il futuro davanti. In tasca, la lettera di ammissione alla più prestigiosa scuola di giornalismo inglese. Poi, una terribile disgrazia.
E due vite diverse che l’aspettano. Cinque anni più tardi…
Per la prima volta da quella notte fatale, Rachel sta tornando nel paesino in cui è cresciuta. Sul volto ha una cicatrice, a ricordarle in ogni istante il segno indelebile dell’incidente che ha infranto i suoi sogni e le ha portato via il suo migliore amico.
Ma quando per una caduta banale batte la testa e si risveglia in ospedale, tutto intorno a lei è cambiato. È come se il suo mondo, dal momento dell’incidente, avesse preso un binario diverso. Ora ha il lavoro che ha sempre desiderato, un elegante appartamento a Londra, e il suo migliore amico è lì, accanto a lei. Sarebbe bellissimo se l’orologio fosse tornato indietro. Ma la vita non funziona in questo modo… o sì?
Sorprendente, romantico, straziante, Due varianti di me ha conquistato le lettrici inglesi: autopubblicato in rete, è diventato immediatamente un bestseller, attirando l’attenzione degli editori di tutto il mondo. Non riuscirete a smettere di leggere e, arrivati alla fine, non potrete trattenere le lacrime.
Voto:

Iniziare Due Varianti di Me senza sapere nulla della trama è stata la mia fortuna, perché questo romanzo per quanto non mi abbia ricordato nulla di già letto (a parte forse Zenzero e Cannella) ha sicuramente il sapore del già visto. Ripercorre i passi dei film alla Sliding Doors e di tutte quelle storie che giocano con il destino e le seconde possibilità. Abbraccia anche la teoria dei mondi paralleli, di come ogni singolo gesto dia origine a nuove vite, a infinite vite, e di come queste possano entrare in collisione tra loro.

Rachel, la protagonista, in seguito a un incidente che la coinvolgerà insieme a un gruppo di amici, si ritroverà cinque anni dopo a un bivio: e se le cose fossero andate diversamente durante quella fatidica sera, cosa sarebbe successo? Le risposte non tarderanno ad arrivare.
La "vecchia" Rachel era sola, afflitta da terribili emicranie, aveva un padre gravemente malato, e il suo migliore amico era morto.
Nella "nuova" vita il genitore scoppia di salute, Jimmy è vivo e vegeto e lei, oltre a essersi professionalmente realizzata, è fidanzata con Matt, il ragazzo con cui stava ai tempi della scuola.
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Nota: I commenti rilasciati a questo post, saranno visibili anche nella pagina del sito dedicata alla recensione.

Weekly Recap #108

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Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Libri che ho adocchiato, un estratto che mi ha particolarmente colpito, un film che ho visto, e così via. Un po' come fanno alcuni blog con la rubrica Clock Rewinders on a Book Binge [X - X]. Ma tutto senza regole. Un po' alla cavolo insomma. Sostituisce In My Mailbox.

Oggi avrei da dirvi mille mila cose! Vorrei mostrarvi qualche new entry, dovrei ringraziare una blogger per un premio, vorrei farvi conoscere il nuovo arrivo di casa e dovrei anche parlarvi di un paio di film. Però una cosa ha la priorità su tutto. Non riesco ad aspettare oltre, sono troppo, troppissimo in fibrillazione per Outlander la serie tv tratta dai romanzi di Diana Gabaldon, prodotta dalla Starz.
Al momento sono usciti due episodi (staserà andrà in onda il terzo) e per quanto sia consapevole che è troppo presto per sventolare striscioni, intonare Vincerò e suonare le trombette, io sto facendo tutte queste tre cose insieme. Ah, ho anche un nuovo mantra.


Tutte insieme girls!
Sposta quel kilt! Sposta quel kilt!

Dopo questo momento di fangirl mi ricompongo (voi continuate pure!) e vengo al sodo.
Sono sicura come mi chiamo Silvia che chi ha amato i romanzi sta già amando anche la serie tv (dite di no e vi bannerò dalla mia vita virtuale), al contrario chi non li ha mai letti forse ha qualche perplessità, ma può dormire sonni tranquilli, siamo solo all'inizio e il bello deve ancora venire ovviamente.
I due episodi andati in onda sono decisamente introduttivi, ma curatissimi e ricchi di dettagli.
Il primo ci mostra la vita di Claire, la Guerra è appena finita e lei, riunitasi al marito Frank si concede col consorte una seconda luna di miele. Attraverso questo viaggio conosciamo una donna passionale, disinibita, intelligente oltre che colta e un uomo tutto d'un pezzo con la testa persa tra i libri (oltre che tra le gambe della moglie) intento a voler scoprire le sue origini e quelle di tutto il suo albero genealogico. Insieme visitano Inverness, gironzolano tra le rovine di antichi castelli e a Craigg Na Dun assistono di nascosto a una danza rituale all'interno di un cerchio di pietre (scena meravigliosa). E' qui il nodo di tutta la storia. E' qui che inizia il viaggio di Claire. Basta un solo tocco della dura roccia e si ritroverà catapultata nel passato, due secoli indietro. L'episodio pilota finisce poco dopo in suo arrivo in epoca straniera, dove l'unica straniera invece è proprio lei. Avevo gli occhi a cuore, i peli della braccia dritti e la mascella sulla tastiera del computer. Non ero felice, di più!
Ma la seconda puntata mi ha reso ancora più felice, perché ci permette i conoscere Jamie (sposta quel kilt! sposta quel kilt!) l'eroe più eroico di tutti gli eroi e giuro che non c'è un protagonista di cui abbia letto la storia che mi abbia soddisfatto al 100% sul grande schermo come lui: Sam Heughan. E non perché sia bello, alto e figo, ma proprio perché è Jamie. E' la reincarnazione del mio immaginario protagonista. E' un'epifania letteraria!
Sia chiaro, anche Catriona è un'ottima Claire, ma Sam Heughan è un altro mondo.
Che dire poi di Jamie. Be', lui è un ragazzo pieno d'onore, coraggio e altruismo e già in questo secondo episodio lo potrete intuire. Claire ovviamente cercherà in tutti i modi di riattraversare il cerchio e tornare da Frank, ma sinceramente... cosa ci torna a fare nel presente quando nel passato può avere uno così?
A questo punto urge un appunto. Finora nella serie tv non sono successe chissà quali cose, ma nel romanzo era lo stesso. Il pregio della Gabaldon è che ha un talento innato e ha unito un lavoro di minuziose ricerche alle emozioni che solo la sua penna può far scaturire. La storia è un continuo crescendo, per cui il mio consiglio è questo. Prima leggete il romanzo, poi rifatevi gli occhi con la serie tv. 
Io per esempio ho iniziato La Straniera (anni e anni fa) senza sapere cosa mi aspettasse.
Ricordo ancora benissimo i passaggi evocativi che mi permettevano di vedere, sentire e toccare ogni cosa. Ricordo benissimo i sobbalzi del cuore e le capriole dello stomaco. E ricordo che a fine lettura avrei voluto mollare tutto, andare a scoprire la Scozia e magari attraversare anche un cerchio di pietre (solo se al di là ci fosse stato un Jamie tutto mio ad aspettarmi)! Deliri da lettrici. Le controindicazioni dei romanzi con l'eco. 
Il romanzo sa spaccarti il cuore per i momenti di infinita dolcezza e sensualità ma sa anche spaccarti in due lo stomaco per gli atti di estrema crudeltà che l'autrice non ci risparmia e nemmeno la serie tv lo farà da quello che ho potuto vedere.  La Starz ci renderà pan per focaccia e io non avrei voluto niente di meno, anche se tremo già per la scena finale di questa prima stagione. Però voglio avere di nuovo quei mal di pancia. Voglio tutti i miei organi interni sottosopra e sento che può succedere! La sceneggiatura mi sembra perfetta. La regia ottima. Il cast meraviglioso. Le musiche suggestive. Insomma per me questa serie è un sogno che si avvera. Mi sono bastate le delicate note della sigla iniziale a farmi commuovere, perché io so cosa c'è dietro a quelle scene, anzi noi lo sappiamo. Noi lettrici di Outlander. E sappiamo che quello che succederà non è niente rispetto a quello che abbiamo visto finora.
Davvero, non sto più nella pelle. Ma dico davvero, leggete il romanzo. Per quanto la serie sia fatta bene e, almeno per ora, sia fedele al libro, la parola scritta non potrà mai finire sul grande schermo.

E adesso tutte insieme!
Sposta quel kilt! Sposta quel kilt!

New Entry


Come Inciampare nel Principe Azzurro di Anna Premoli [x]
La Ragazza del 6E di A.R. Torre [x]
Il Coraggio della Libellula di Deborah Ellis [x]

Sono curiosa di scoprire Anna, vincitrice del Premio Bancarella con Ti Prego Lasciati Odiare, e ringrazio Claudia per questo regalo (thanks darling!). Spero di aggiungere la Premoli alla non lunghissima, ma nemmeno più cortissima, lista di autori italiani che mi vanno a genio!
La Ragazza del 6E m'ispira un botto. E' la storia di una donna che si è volutamente reclusa in casa e si mantiene offrendo prestazioni sessuali agli uomini che fanno la fila fuori dalla sua porta. Ma perché non uscire se fa entrare chiunque? Ecco, io voglio scoprirlo.
Invece Il Coraggio della Libellula, nonostante la cover parecchio dark faccia pensare a un thriller oscuro, credo sia un romanzo adatto anche a un pubblico young adult, ma spero di sbagliare. Quando leggo romanzi di questo genere voglio il male nella sua forma più estrema e crudele (sì, non sono normale).

* * *

Mi tocca fermarmi qui! Tutto quello che non sono riuscita a dirvi ve lo racconterò la settimana prossima, promesso. Intanto sintonizzatevi su Outlander!

Recensione Locke & Key #3 #4 #5 di Joe Hill

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Ormai lo sapete, Locke & Keyè la mia graphic novel preferita, e quando mi sono accorta di essere così indietro con le recensioni mi è preso un colpo. D'ora in poi vi parlerò di una serie solo quando sarà terminata, salvo darvi qualche sprazzo d'opinione un po' qua e un po' là. Dove capita insomma.
Ma basta cianciare e veniamo al sodo! Tre recensioni una di fila all'altra in attesa del sesto volume, l'ultimo della serie. Non sapete che fatica parlarvene senza fare spoiler e senza dire tutto quello che mi frulla per la testa e che voglio conservare per il gran finale!


La Corona delle Ombre
serie: Locke & Key #3
autore: Joe Hill
disegnatore: Gabriel Rodriguez
Magic Press, 2013


voto: ★★★★½
» recensione

Le Chiavi del Regno
serie: Locke & Key #4
autore: Joe Hill
disegnatore: Gabriel Rodriguez
Magic Press, 2014


voto: ★★★½
» recensione

Ingranaggi
serie: Locke & Key #5
autore: Joe Hill
disegnatore: Gabriel Rodriguez
Magic Press, 2014


voto: ★★★★½
» recensione


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Chiacchiericcio con Mirya

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Buongiorno popolo del web, oggi chiacchiericcio virtuale!
E' da quando ho finito di Carne e di Carta (qui la recensione) che ho voglia di contattare Mirya, ma ero lontana da qualsiasi forma di civiltà (in Calabria anche se ti metti davanti a un ripetitore - incredibile ma vero - non c'è mai linea) e quindi ho dovuto aspettare di tornare nel XXI secolo.
Il tempo di riprendere le redini della mia frenetica (ma quando mai?!) vita che, dita sulla tastiera, le ho scritto.
Be' gente, Mirya è una pazza e questo chiacchiericcio mi ha divertita da matti. L'avrei voluta pure io una prof di lettere aka blogger aka scrittrice, infatti la prima domanda che le ho posto è stata: ma i tuoi colleghi/studenti sanno di questa tua doppia tripla identità? C'è un motivo particolare se quando scrivi usi uno pseudonimo? (e senza che me ne accorgessi l'intervista è iniziata!)
cover #1
Mirya: Motivo banalissimo: ho iniziato sul web usando Mirya come nick e più tardi ho scoperto che utilizzare uno pseudonimo era più sicuro, impedisce di rintracciarti a chi ti vuole lapidare o a chi ti vuole rubare le mutande (spesso si tratta della stessa persona); poi ho mantenuto quel nick anche per non creare confusione (soprattutto ai poveri lapidatori in cerca di mutande, almeno sanno riconoscermi ovunque). Studenti e colleghi scoprono che scrivo se me lo chiedono, perché sono una persona onesta e rispondo sempre sinceramente - tranne a domande riguardo le mie mutande. Ma siccome sono anche riservata, non introduco mai di mia volontà conversazioni riguardanti la mia vita privata - e scrivere è sempre in qualche modo privato: pensa alle mutande. Ecco, ho appena capito perché me le vogliono rubare.

Io no, giuro! Sono affezionata alle mie!
Guarda, personalmente ho un bellissimo ricordo del mio prof di lettere, è stato lui a farmi amare i romanzi classici che tutti trovavano pallosi, e quindi la domanda nasce spontanea.
Come sei coi tuoi studenti? E come sono loro con te? 
Mirya: A proposito di fantasia e del fatto che non ne ho: non sono molto diversa da Chiara, la protagonista di "Di carne e di carta". Un po' più tirannica, forse. E loro non sono molto diversi dagli alunni che descrivo in "Di carne e di carta", come Sivieri e la Frezzoni. Un po' più tiranneggiati, forse. In sostanza, direi che ridiamo parecchio. Io rido di loro, e loro ridono per non piangere.

Quindi nei tuoi scritti c'è tanto di te e della vita che ti circonda? So che Di Carne e di Carta è nato come fanfiction(l'ho imparato a posteriori, ma io purtroppo non seguo nulla a rate, sono anche nemica dei telefilm, insomma sono un caso disperato), precisamente come ti è venuta l'idea di questa storia? 
P.S. E se tu sei Chiara... chi è Leonardo?
Mirya: Per carità no, questo mi porterebbe a scrivere le mie tragiche memorie adolescenziali - Dio ce ne scampi e liberi, e liberi me da quelle memorie. Ma come dico all'inizio, penso che la fantasia non sia che un modo più interessante di vedere la realtà, perciò è chiaro che la realtà ci finisce sempre in mezzo, altrimenti rischi di scrivere di fumo senza arrosto. A tal proposito, Leonardo è l'arrosto, o lo sarebbe se mai lo incontrassi. Per mia e sua fortuna, non esiste affatto, o non ha ancora incrociato la mia strada. Leonardo è la mia risposta al 'giustificazionalismo', come io chiamo la mania di giustificare i personaggi in genere maschili (in genere bellissimi, in genere anche ricchissimi), perché hanno avuto traumi giovanili. Per me non ci sono giustificazioni per essere uno stercorario: le persone migliori che ho conosciuto nella mia vita avevano storie durissime; le persone peggiori avevano vissuto sciocchezze che nella loro mente erano divenute traumi intollerabili per cui si sentivano in diritto di ferire il prossimo. E anche di fronte a traumi intollerabili, credo che la scelta di spingere avanti la pallina di cacca o un mazzo di fiori sia sempre tua. Perciò la motivazione per il comportamento da stercorario di Leonardo è, come disse il buon Fantozzi, 'una cagata pazzesca'. So che tutti si aspettavano chissà quale evento terribile nella sua vita: ebbene no, gli stercorari sono tali per loro natura. Perciò forse non sarebbero buoni nemmeno arrosto, con quel retrogusto da pallina...

cover #2
Uh, a me piace l'arrosto! E devo ammettere che se mi è piaciuto Leonardo è grazie a te e a come hai saputo tratteggiarlo. Gli eccessi mi fanno storcere il naso, però mi attraggono anche. 
Quanto è durata la stesura del romanzo? Molte autrici italiane sono esterofile, mentre tu hai giocato in casa, nella bellissima Ferrara, come mai non hai sentito l'esigenza di varcare i confini?
Mirya: Sono dovuta andare a ricontrollare, perché il mio calendario interno è sregolato - è quello che mi permette di compiere ogni anno gli stessi vent'anni. La prima stesura ha richiesto circa otto mesi, la revisione, anni dopo, soltanto un mese, perché avevo ormai il giusto distacco dalla storia per tagliare senza pietà. Io sono stata troppo poco all'estero per ambientarci degnamente una storia che richieda così largo uso di esterni realistici, e poi amo Ferrara, come una mantide religiosa ama il suo maschio. Per me vale sempre la regola di raccontare ciò che conosco, quando posso, o documentarmi in modo da conoscere ciò che racconto, quando serve. Siccome qui non serviva ho preferito giocare in casa.

Quando hai iniziato Di Carne e di Carta sapevi già come si sarebbe sviluppata la storia tra Chiara e Leonardo e come sarebbe finita? 
Mirya: Dunque, in genere quando comincio una storia so esattamente come andrà a finire, perché la prima cosa che faccio è creare i personaggi. Una volta individuata ogni loro caratteristica, dal modo di parlare al modo di vestire ai gusti in fatto di cibo, sesso e film (non necessariamente in quest'ordine), so cosa accade quando li metto insieme e in genere li metto insieme proprio per questo, con notevole bastardaggine. Ci possono essere aggiustamenti in itinere, i capitoli nel mezzo possono allargarsi o rimpicciolirsi o cambiare rotta, qualcuno si dimostra anche più scemo di quel che credevo, ma il finale di solito resta e non perché io tiranneggi i miei personaggi (non sono studenti), ma perché li viviseziono prima e dopo non hanno più segreti per me.

A posteriori cambieresti qualcosa?
Mirya: Taglierei ancora, e credo che ogni volta che mi trovassi a rileggere il libro taglierei di nuovo - sono nella fase cesoia, perciò mio marito tende a guardarmi con sospetto. Avevo pensato di cambiare l'età di Chiara, dal momento che molti lettori hanno trovato incredibile che sia di ruolo così giovane, ma la sua età si basa sulla mia esperienza: io ho accumulato titoli su titoli e sono entrata di ruolo appunto molto giovane, e allora, invece di accarezzare l'ego di chi pensa che non si possa fare perché non ce l'ha fatta, forse dovrei accarezzare le speranze di chi si sforza per farcela: sì, si può anche riuscire ad entrare di ruolo giovani, e si può anche fare un Dottorato senza smettere di lavorare. Io in mezzo ci ho fatto anche un bambino! Non demordete, se volete insegnare e fare ricerca: come disse Frankenstein Junior, 'si può fare!'.

Hai pensato di proporre Di Carne e di Carta a qualche Casa Editrice o ti sei affidata subito al self?
Mirya: Sono andata subito di self perché non credo che il self vada usato come seconda opzione: si può scegliere tra CE e self ma non come lo scarto una dell'altro o viceversa. In realtà non credevo nemmeno che qualcuno sarebbe stato interessato a "Di carne e di carta", dal momento che la vecchia versione è ancora su efp e ci resterà per rispetto a chi l'ha letta e recensita. Era più un regalo per i lettori che mi seguono affezionati sul web da anni. Poi è andata in modo sorprendente, grazie soprattutto a voi blogger e al passaparola. Non so dirti se continuerò per questa strada o sceglierò diversamente; dopotutto, sono la donna dei 'forse'.

E nel mondo del self... autori/autrici preferiti/e?(che domanda cattiva)
Mentre nel mondo dell'editoria mondiale i romanzi che più hai amato?
Mirya: Non avrai nomi da me, puoi torturami in eterno ma non cederò! Se invece mi offri Benedict Cumberbatch su un piatto d'argento, potrei anche cedere. Non voglio rischiare di offendere nessuno né di dimenticare nessuno, quindi tengo la bocca chiusa sui miei libri self preferiti. 
Sui romanzi di respiro mondiale, invece, anche, ma qui perché proprio non saprei scegliere. Sono una da un libro al giorno e almeno ogni anno ce ne sono quattro o cinque che ritengo imperdibili, per cui non chiedermi titoli e dammi Benedict!

piccola digressione.
io: certo che i libri li bevi! come fai?!?!
Mirya: leggo mentre mi lavo i denti, mentre cucino, mentre mi asciugo i capelli, mentre mi depilo, e sto cercando un modo per attaccare il kindle in doccia impermeabilizzandolo


Sento che Benedict mi avrebbe detto non solo gli autori che ama, ma pure quelli che schifa e anche con una certa soddisfazione! Mettiamola così allora, l'ultimo libro che hai letto e che non riuscivi a interrompere prima della parola "fine".
Mirya: Ti dico gli ultimi tre che mi hanno coinvolta molto, negli ultimi dieci giorni: John Boyne, "Il bambino con il pigiama a righe"; Rainbow Rowell, "Per una volta nella vita" e James Dashner, "La via di fuga".

Torno in territorio neutrale. 
Cosa puoi dirci del tuo prossimo romanzo, Trentatré, che dovrebbe uscire a fine anno?
Mirya: Posso dire che spero di farvi molto ridere e poi molto piangere e che vi farò sicuramente molto storcere il naso, perché parlerò per bocca di Dio. Il che è quel che faccio ogni giorno in classe, comunque.

Si capisce che ami il tuo lavoro, sai? (Adesso non dirmi che lo odi ti prego!)
Hai sempre voluto fare l'insegnante? Ed è nato prima il tuo amore per la lettura o la scrittura?
Mirya: Ho sempre voluto fare l'assassina prezzolata, poi ho scoperto che era illegale e ho ripiegato sul lavoro più simile: l'insegnante. Credo di aver deciso in prima elementare, in mezzo ci sono state fasi in cui volevo fare la ballerina e la biologa marina, ma comunque anche l'insegnante. Sono sempre stata brava nello sdoppiamento della personalità. Poiché ho iniziato a leggere prima delle elementari, direi che è nato prima l'amore per la lettura, ma poiché la prima cosa che ho letto era la marca di una birra, potrebbe anche essere nato prima il mio amore per la birra. E da qualche parte ci devono essere stati anche un uovo e una gallina.

Eddie Redmayne
Quindi confessa, durante questa chiacchierata quante birre ti sei scolata?
Mirya: Dovendo nel contempo giocare col bambino, ho preferito restare lucida. Il che è stato profondamente sbagliato, perché si affrontano sempre meglio le battaglie dei dinosauri con una birra in corpo.

Mirya, io sono quella delle domande sceme, fattene una ragione, per cui adesso voglio ("vorrei", l'educazione prima di tutto) sapere come ti è venuto in mente di usare il volto di Eddie Redmayne per la copertina del tuo romanzo!
Mirya: Non sapevo nemmeno chi fosse, prima che lo scegliesse la mia grafica, e continuo a non sapere chi sia. Eddie ha vinto perché è un ragazzo che si offre con generosità: infatti il suo volto è disponibile gratuitamente anche per scopi commerciali (quelli di un libro), mentre tutti gli altri sono a pagamento. La verità è che non mi interessava di chi fosse il volto, perché sarebbe comunque servito solo come base per le scritte (l'uomo di carta), altrimenti avrei dovuto cercare ad ogni costo uno moro o che mi muovesse lo stomaco.

E chi pagherebbe per la sua faccia?
Adesso si spiega tutto, guarda... sono sollevata, perché lui non poteva essere Leo!
A questo punto direi di chiudere il chiacchiericcio con un po' di auto promozione.
A chi consiglieresti "Di carne e di carta", e a chi no?
Ma soprattutto, a chi consiglieresti Trentatré? E chi dovrebbe evitarlo?

Mirya: Consiglierei "Di carne e di carta" a chi ha voglia di una lettura leggera ma non troppo (le turbe mentali dei protagonisti scemi complicano un po' le cose) e a chi crede che la vita vada presa in ridere e gli uomini anche (o a calci nel sedere, ma sempre ridendo). Non lo consiglierei a chi cerca personaggi tutto d'un pezzo, traumi devastanti da superare e il lieto fine canonico. Consiglierei "Trentatré" più o meno alle stesse persone - il prerequisito di saper ridere della vita è sempre fondamentale nelle mie storie - e non lo consiglierei a chi è molto certo delle sue idee religiose e molto sensibile a riguardo - anche in questo caso, per leggerlo, bisogna saperci ridere su.

Mirya, sei stata gentilissima, tengo le altre 999 domande per quando avrò letto Trentatré, e per ringraziarti...


Eccolo, tutto per te!

Link esterni:
» Mirya su efp
» il blog di Mirya
» "Di carne e di carta" su goodreads
» "Di carne e di carta" su amazon


Cari followers e lettori di passaggio,
se avete domande approfittatene,
Mirya soddisferà tutte le vostre curiosità!
Studenti, fatevi sotto, è il momento per vendicarsi!

Recensione. CAMBIO GOMME di S. M. May

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♪ ♫  Uno su mille ce la fa... 

e non dico altro.

Cambio Gomme di S. M. May

| autopubblicato | 2014 | pag. 117 ca | € 1,79 ebook | € 4,00 cartaceo |
Lara Haralds - The Strange Matchmaker #1
Edmonton, Canada. Un meccanico tutto muscoli e dal gran sorriso, un giovane manager fascinoso ma diffidente, una scrittrice di romanzi rosa in crisi d’ispirazione: l’officina di Nathan Cleni è davvero un luogo ricco di sorprese, dove si entra per un cambio gomme e si esce con una revisione al cuore.
Ma non fatevi ingannare dalle apparenze e dall’inserimento temporaneo di una donna tra due maschi.
Questo strano triangolo sarà in realtà l’occasione che permetterà a Nathan e Kean di capire qualcosa di più di se stessi, dei sogni che inseguono da tempo e del loro voler essere una coppia. Nonostante tutto.
Una storia eroticamente ironica, dedicata a tutti quelli che si amano, nonostante tutto.

Voto:

Non avete idea di quante volte abbia preso in mano un romanzo M/M per poi richiuderlo dopo una cinquantina di pagine. E non avete idea di quante volte avrei voluto parlarvene, ma sapevo di non averne le competenze e quindi ho preferito stare zitta piuttosto che fare la figura della portinaia che ciacola senza conoscere gli inquilini.
Una cosa è certa, sono una lettrice schifosamente etero.
Non riesco ad appassionarmi a un romance che tratta l'amore omosessuale e probabilmente non succederà mai. Non ho pregiudizi di nessun tipo (adoro Maurice di E. M. Forster) ma troppe smancerie man to man mi distraggono, minano la mia attenzione, e non va bene leggere un libro e intanto pensare a cosa cucinare per cena (soprattutto se si odia cucinare...).
Cos'ha di diverso Cambio Gomme?
Intanto fa ridere, e se è vero che una donna si può innamorare di un uomo per la sua simpatia, vi garantisco che lo stesso può succedere anche con un romanzo capace di strappare un sorriso dopo l'altro!
E poi c'è lei: Lara Haralds. Una donna in un romance M/M... che genialata! E non una donna qualsiasi, ma una giovane scrittrice dalla vena drammatica che si trova costretta a seguire i consigli della sua agente e a produrre quanto di più commerciale possa esistere per arrivare a fine mese.
"I lettori di oggi vogliono una saporita bistecca di manzo sbattuta sul piatto, e non uno striminzito piattino di sushi. Al diavolo la dieta! La gente vuole accendere l'e-reader, iniziare a leggere e abbuffarsi di passioni contrastate e carnalità!"

L'inizio è qualcosa di strepitoso, strizza l'occhio al romance e poi lo rigira come una frittata. Ma con garbo. Con ironia. Con educazione.
Lara poi è una forza della natura. Sarà anche la protagonista più improbabile che mi aspettavo di incontrare, ma mi ha fatto piegare in due dal ridere. La sua goffa innocenza cozza da morire con il piano bieco e meschino che mette in atto per avere del materiale su cui lavorare (guarda caso, deve scrivere un romance M/M su commissione!), e vi assicuro che il libro merita di essere letto solo per le sue elucubrazioni mentali!
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Recensione, TU CONTRO DI ME di Jenny Downham

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Buonasera popolo di lettori in giro per il web!
Oggi sono più di corsa del solito, ma ci tenevo a postare una nuova review! Non ho fatto in tempo a caricarla sul sito quindi la troverete qui sotto per intero!

Tu Contro di Me di Jenny Downham

| Bompiani, 2014 | pag.388 | € 18,90 | 

Due normali famiglie inglesi, una povera, i McKenzie, l'altra ricca, i Parker. Michael McKenzie è un ragazzo mite e sensibile. Lavora in un pub, ha due fratelli, una madre depressa e alcolizzata e un problema da risolvere: sua sorella Karyn è stata violentata da Tom Parker, che è stato arrestato ma subito messo in libertà vigilata grazie ai soldi e alle conoscenze del padre. Michael vuole vendicarsi, come minimo riempire Tom di botte facendosi aiutare da Jacko, il suo amico del cuore. Ma a casa dei Parker si festeggia il rilascio di Tom: non c'è nulla da fare. Eppure no, qualcosa c'è: lo sguardo che Michael scambia con Ellis, la sorella minore di Tom. E' amore a prima vista, anche se Ellis non sa nulla di Michael, e lui nulla le rivela di sé. Cerca piuttosto di carpire informazioni su Tom, mentre Ellis deve fronteggiare la cattiveria delle compagne di scuola e Karyn va in crisi. Ma alla fine Ellis scopre chi è veramente il suo innamorato. Non c'è più tempo, è lei ora a dover prendere una decisione: quella di dire finalmente la verità, tutta la verità su quella maledetta storia che ha rovinato la sua famiglia e quella di Michael.

Voto:

È con abiti incolori, calze coprenti, camicette accollate e scarpe basse che Ellie Parker deve affrontare il mondo dopo che suo fratello è stato accusato di aver violentato la giovane Karyn McKenzie. Ellie deve dare a tutti l'impressione di essere la classica studentessa diligente che tutte le mattine esce per andare a scuola e terminate le lezioni torna a casa, dove l'attende la sua perfetta famiglia. È una farsa, una recita, ma lei cerca di calarsi in quel ruolo per il bene di tutti.
Dall'altra parte della città, nella zona del porto, lavora Mickey McKenzie, il fratello di Karyn, un ragazzo che sogna di diventare uno chef, ma che ha momentaneamente accantonato progetti e speranze per affrontare quella quotidianità che sua madre non riesce a garantire con regola. È lui che accompagna la sorella minore a scuola; è lui che conforta e rassicura Karyn; ed è sempre lui che cerca di tenere la madre lontano dalla bottiglia. E come se le giornate non fossero già abbastanza lunghe e incasinate ci si mettono anche la polizia e l'assistente sociale a complicare il tutto e a rendere quel quadro spaventosamente grigio ancora più incolore.

Ellie e Mickey sono sui fronti opposti dello stesso campo di battaglia. Dovrebbero odiarsi, ma quando si conoscono, per quanto tentino di sfruttare la situazione a proprio comodo, non ci riescono. Mickey vorrebbe usarla per incastrare Parker, lei per assolverlo. Ma per quanto in guerra sia più facile odiare che amare a loro capiterà l'esatto contrario...

Jenny Downham è riuscita a trattare un argomento molto delicato con assoluto garbo e tanta delicatezza. L'ha fatto senza puntare il dito contro nessuno, nemmeno contro Tom, il fratello di Ellie, che non ci viene presentato come un ragazzo violento e pieno di rabbia, ma come un giovane insicuro, alla ricerca di un forte senso di affermazione e accettazione. Per questo non sono riuscita a condannarlo in toto, non ce l'ho fatta, tutto il mio "io" femminista con tanto di maschera e mantello da giustiziere è rimasto in un angolo a guardare. In silenzio. Volevo giustizia, ma volevo anche capire.
Alla fine ho capito che a uscire davvero sconfitta da questo romanzo è la famiglia Parker. Quella famiglia che sembra volersi vestire di una finta perfezione per non macchiare il loro nome e che si copre occhi e orecchie per non vedere e sentire la verità. Sono loro quelli che vanno davvero biasimati. Vogliono che Ellie la smetta di guardare indietro e per confonderla comprano bugie e inganni in grado di rendere reale quello che non lo è, ben consapevoli di quanto lei sia malleabile e fragile.
Sarà Mickey a rendere Ellie consapevole della propria esistenza. Sarà Ellie a cambiare le carte in tavola. Succederà tutto per gradi, con estrema naturalezza, i meccanismi che si innescheranno non avranno mai forzature e anche se Mickey e Ellie non saranno i protagonisti indimenticabili dei tanti romance in cui mi piace crogiolarmi, sono i perfetti portavoce di uno scorcio di vita reale.
Per questo mi è piaciuto Tu Contro di Me. È un libro che senza strillare si fa sentire. Ed è un libro che senza narrare storie lacrimevoli e passioni sfrenate tra adolescenti problematici dice più di quel che sembra. Ci sono Ellie e Mickey, c'è un mondo intorno a loro che tenta di fagocitarli, c'è il tempo che scorre inesorabile senza che riescano a starci dietro. Ci sono momenti di coraggio e altri di vigliaccheria. Ci sono parole dette con rabbia e altre con tenerezza. Ci sono inganni e tradimenti. E poi c'è il momento in cui capiscono che è arrivato il momento di fermarsi e di riprendersi indietro quello che avevano perso.
Dall'autrice di Voglio Vivere Prima di Morireun romanzo meno controverso, ma in grado di trovare tutta la polvere che spesso si nasconde sotto i tappeti più pregiati.

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Weekly Recap #109

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Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Libri che ho adocchiato, un estratto che mi ha particolarmente colpito, un film che ho visto, e così via. Un po' come fanno alcuni blog con la rubrica Clock Rewinders on a Book Binge [X - X]. Ma tutto senza regole. Un po' alla cavolo insomma. Sostituisce In My Mailbox.

Un post molto chiacchiericcio e molto delirante quello di oggi. Invece che weekly recap questa rubrica potrei anche chiamarla Quattro Ciarle tra Amici, o I Deliri di una Poveretta ma oggi va così mica solo oggi.
Intanto, giusto perché dovrei essere una book blogger e non una fancazzista di prima categoria, comincio a parlarvi di libri.
Ecco le recensione che vedrete prossimamente sui vostri monitor (non necessariamente in quest'ordine).

  
  

Spero che ci sia qualcosa di vostro interesse (in caso contrario me ne farò una ragione) e poi - sempre se le autrici non mi manderanno al diavolo - pubblicherò due belle (me lo dico da sola) interviste! Ah, vi attende anche Libro VS Film e sul piatto della bilancia troverete... Colpa delle Stelle!

 

E adesso passiamo alla parte cazzara!
Cosa Mi Sono Vista

 

Il tempo delle mele 3 (che non è il 3 di niente)
Ho scoperto di aver subito un trauma post-infantile. Ho vissuto credendo che i film di questa serie fossero tre invece scopro che Il Tempo delle Mele 3è una storia a sé. Ma dico io... la gente è idiota? Perché far credere una cosa se poi è un'altra? Per anni ho ritenuto Vic una specie di demente perché pensavo avesse lasciato Pierre Cosso (il protagonista de Il Tempo delle Mele 2) per mettersi con Vincent Lindon (il protagonista del 3) e stavo così incazzata che non ho mai voluto vedere questo pseudo seguito. E poi scopro che non è un seguito. E' una roba che fa razza per conto suo, infatti si chiama L'étudiante non La Boum 3.
Adesso chi mi risarcisce? Sono cresciuta convinta che l'adolescente tipo fosse una cretina incapace di accontentarsi del vero amore... lo Stato dovrà pagarmi anni di terapia 

Only you
Domenica mattina accendo per caso la tv e cosa trovo su Canale 5? Una delle mie commedie preferite! Amo Robert Downey Jr, adoro Marisa Tomei, impazzisco per le commedie romantiche e così non mi sono mossa dal televisore e ho bruciato il condimento °__°

 

P.S. I love you
Hilary Swank non mi piace e per quanto un film possa essere bello, struggente e pieno di messaggi importanti, se non mi piace la protagonista è fatta. Però mi piace Gerry, mi ero presa una cotta mostruosa per lui ai tempi de Il Fantasma dell'Opera (ero così suonata che lo ascoltavo cantare prima di dormire) e quindi il fil è promosso. Ma non a pieni voti. Io poi non amo particolarmente questi drammi manipolati, scritti apposta per far commuovere, pertanto prendete la mia opinione con le pinze.

Ti amo troppo per dirteloe allora stai zitto
Per essere un film italiano... carino dai. Riprende un po' il tema del tradimento in stile Ultimo Bacio e se alla fine il protagonista non tirasse un cazzotto alla sua fidanzata mi verrebbe da dire che c'è pure una morale di fondo. Ma le dà un gancio mica male, quindi no, niente morale.
Si lascia vedere comunque, ha un discreto ritmo, ma a me Carolina Crescentini non piace e la sua presenza ha penalizzato il tutto. Mostra sempre culo e tette, ma non ho ancora capito se sa recitare...

Outlander, terza e quarta puntata. 
Direi che la sostanza di questa serie si riassume in un'immagine...


 
Je suis prest. Sono pronto.
E se sei pronto tu, figurati io dimmi solo dove e quando

Per spiegarvi il mio stato emotivo in questa scena
urge ricorrere ad ausili altamente tecnologici.
Ecco... io stavo messa più o meno così (forse pure peggio)


Ok, non sto bene, me ne rendo conto.
Della trama non vi parlo nemmeno più (qui c'è la recensione al romanzo), ma credo che dovrete sopportare i miei deliri da fangirl esaltata ancora per un bel po' di tempo. I miei ormoni suonano la cornamusa dalla gioia!


Sono in trepidante attesa della quinta puntata che andrà in onda stasera, ma qualcosa mi dice che la settima (titolo the Wedding) sarà la mia preferita...
Spero di non essere l'unica che sogna la Scozia anche di notte, i kilt soprattutto, e che si è comprata un cappottino tartan per avere un pezzo di Jamie sempre addosso. Ah, voglio pure un cd di musiche gaeliche.

E adesso tutte insieme!


Alla prossima!!!

Recensione, IL PRIGIONIERO DEL CIELO di Carlos Ruiz Zafón

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Mi piace dedicarmi ai libri di Zafon in estate, quando ho la testa sgombra da ogni pensiero e tutto il tempo del mondo per calarmi nelle magiche atmosfere che l'autore spagnolo sa ricreare... solo che questa volta non è andata bene come le altre. T_T

Il Prigioniero del Cielo di Carlos Ruiz Zafón

Mondadori, 2012 | pag.349 | € 21,00 - € 13,00 |
il Cimitero dei libri dimenticati #3
Nel dicembre del 1957 un lungo inverno di cenere e ombra avvolge Barcellona e i suoi vicoli oscuri. La città sta ancora cercando di uscire dalla miseria del dopoguerra, e solo per i bambini, e per coloro che hanno imparato a dimenticare, il Natale conserva intatta la sua atmosfera magica, carica di speranza. Daniel Sempere - il memorabile protagonista di "L'ombra del vento"è ormai un uomo sposato e dirige la libreria di famiglia assieme al padre e al fedele Fermín con cui ha stretto una solida amicizia. Una mattina, entra in libreria uno sconosciuto, un uomo torvo, zoppo e privo di una mano, che compra un'edizione di pregio di "Il conte di Montecristo" pagandola il triplo del suo valore, ma restituendola immediatamente a Daniel perché la consegni, con una dedica inquietante, a Fermín. Si aprono così le porte del passato e antichi fantasmi tornano a sconvolgere il presente attraverso i ricordi di Fermín. Per conoscere una dolorosa verità che finora gli è stata tenuta nascosta, Daniel deve addentrarsi in un'epoca maledetta, nelle viscere delle prigioni del Montjuic, e scoprire quale patto subdolo legava David Martín - il narratore di "Il gioco dell'angelo" - al suo carceriere, Mauricio Valls, un uomo infido che incarna il peggio del regime franchista...

Voto:

"Ci sono epoche e luoghi in cui essere nessuno 
è più onorevole che essere qualcuno."

Ho detto che non avrei mai parlato male di Zafon, nemmeno sotto tortura, e non lo farò. Non si può parlare male di un autore che ha il raro dono di tessere incantesimi intorno alle parole, però Il Prigioniero del Cielo, non è stato - ahimè - all'altezza dei suoi due predecessori.
Sia chiaro, è un libro scritto magnificamente, ma la presa che ha sul lettore non è di quelle che ti tolgono il respiro annullando addirittura lo scorrere del tempo e i paragoni conL'Ombra del Vento e Il Gioco dell'Angelo - inevitabili - l'hanno penalizzato ulteriormente.
Ne Il Prigioniero del Cielo Zafon non porta ulteriormente avanti la storia (non più di tanto), ma ci dà nuovi tasselli del passato di Fermin da incastrare nel presente di Daniel Sempere.
Buona parte del romanzo è proprio un lungo flash back che vede questo insolito e incredibile personaggio prigioniero nel castello di Montjuïc insieme a David Martín l'ambiguo scrittore che era sceso a patti con il Male.
Nonostante credessi che a farmi emozionare sarebbero stati Daniel e Bea, finalmente sposati e con un bambino da crescere, Fermin si è riconfermato un grande cantastorie e alla fine, questo vagabondo anticonformista e insolitamente acculturato, ha rubato le luci della ribalta mettendo in ombra gli stessi protagonisti. Eppure, nonostante abbia riempito il libro di promemoria, tutte le allegorie e i sillogismi di Fermin (adoro il suo esistenzialismo cinico e pieno di sarcasmo) non mi sono bastati per dare al romanzo più di tre stelline. Un voto che odio tra l'altro. Un voto che non avrei mai voluto dare a Zafon.
Il palcoscenicoè sempre la bellissima Barcellona, questa volta seppellita sotto una coltre di neve e segreti; al carismatico cast si aggiunge Mauricio Valls l'incarnazione del lato peggiore del regime franchista, oltre a essere un uomo privo di talento che tenta di sfruttare quello altrui; ma la sceneggiatura, solitamente dinamica e suggestiva, non presenta quegli elementi che tanto mi avevano fatto apprezzare l'autore spagnolo. Oserei dire che gli avvenimenti de Il Prigioniero del Cielo non necessitavano di un intero romanzo, ma potevano benissimo far parte di un libro più corposo. In fondo Zafon ci dice tutto e niente, cosa che non era mai successa, perché per quanto i suoi epiloghi si aprissero a nuove possibilità lasciavano comunque un forte senso di completezza e appagamento. In questo caso invece sembra che tutto sia pilotato per arrivare al colpo di scena finale che purtroppo non stupisce più di tanto dal momento che la vita di Isabella (la madre di Daniel) è sempre stata un misto di luci e tenebre.
Poi è inutile dirlo, il romanzo si legge bene, la traduzione rende assolutamente giustizia all'autore, e va benissimo spalancare nuove finestre verso orizzonti ancora sconosciuti, ma questa volta ci sono troppi spifferi e poca soddisfazione.


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I primi tre libri della tetralogia
Il Cimitero dei Libri Dimenticati



2002, L'Ombra del Vento» recensione
2008, Il Gioco dell'Angelo» recensione
2011, Il Prigioniero del Cielo» recensione

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Chiacchiericcio con Francesca Diotallevi

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Oggi sotto i riflettori Francesca Diotallevi una giovane autrice che con il suo romanzo d'esordio, Le Stanze Buie, sta conquistando un lettore dopo l'altro. E proprio perché Francesca è giovane e presumo stia vivendo una serie di emozioni forse mai provate che ho deciso d'improntare questo chiacchiericcio sulle prime volte.

Il primo libro che hai letto...
Francesca: Due sono i libri della mia infanzia, Il Mago di Oz e Lo Schiaccianoci; ma parlo di quando non sapevo ancora leggere ed era qualcun altro a farlo per me. Difficile ricordare esattamente quale sia il primo che abbia letto da sola. Il primo che ricordo, comunque, e viene confermato anche dai miei genitori, è Un barattolo mostruoso, della serie Piccoli Brividi. Alle elementari ero drogata di questi libricini dalle copertine mostruose e dalle pagine verdi e li ho macinati tutti, uno dopo l’altro. Poi rielaboravo le storie per terrorizzare mia sorella quando andavamo a dormire e la luce veniva spenta…

La prima storia che hai scritto...
Francesca: Non sono nata con la penna in mano, come forse succede a tanti altri scrittori, e, benché abbia sempre letto molto, alla scrittura vera e propria (immagino che non contino i diari personali, perché in quel caso devo ammettere di essere grafomane dall’età di sette anni) mi sono avvicinata negli anni dell’università, ovvero quando finalmente ho disposto di un computer portatile tutto mio. La prima storia che scritto, e che mi ha fatto capire che scrivere era divertente assai, è stata una fanfiction tratta da un anime. Per qualche anno mi sono cimentata con questo genere, impratichendomi, prima di prendere coraggio e provare a creare qualcosa di completamente mio. È stato allora che mi sono imbattuta nell’affascinante figura di Mr. Stevens, il maggiordomo di Quel che resta del giorno e Le Stanze Buie ha iniziato a prendere forma davanti a me.

© Francesca Diotallevi
  
Il primo rifiuto...

Francesca: Pochi giorni fa la Mursia mi ha svincolato comunicandomi che, non potendo garantirmi una pubblicazione in tempi rapidi a causa della crisi in cui versa l’editoria, e avendo scelto di puntare sulla saggistica anziché sulla narrativa, sono libera di cercare un altro editore per quanto riguarda il mio secondo manoscritto. E dunque ricomincio tutto da capo, con qualche consapevolezza in più e tanti miti sfatati. Se c’è una cosa che ho capito, sull’essere scrittori, è che il primo requisito fondamentale è la pazienza. Tanta pazienza!

Il primo colloquio con una casa editrice...
Francesca: L’anno scorso, con la squisita signora dell’ufficio diritti di Mursia. Io sembravo una pazza, non facevo che ripeterle che pubblicare con loro era un sogno che si realizzava. Abbiamo preso un caffè nel bar-libreria della casa editrice, arredato con elementi d’epoca e assolutamente suggestivo, e per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare che era tutto meraviglioso, tutto così perfetto. È un ricordo che conserverò per sempre con grande affetto.

Il primo autografo...
Francesca: La parola autografo mi mette un po’ a disagio, perché di autografi veri e propri non ne ho mai fatti. Mi sembra assurdo pensare che a qualcuno possa interessare il mio nome scribacchiato sul frontespizio del romanzo! Ho fatto tante dediche, però, perché mi sforzo sempre di trovare qualcosa di carino da dire a chi si appresta a leggere il mio libro. La prima in assoluto, comunque, l’ho scritta sul primo cartaceo che ho tenuto in mano, fresco fresco di stampa, e l’ho scritta per i miei genitori. Senza cui, logicamente, non sarei la persona che sono.


La prima intervista...
Francesca: La prima intervista che mi abbiano mai fatto è stata un’intervista alla radio, qualcosa come Radio Piemonte se non ricordo male. Avevo concordato un orario con la persona che avrebbe dovuto farmi le domande, ma non avevo tenuto conto che, proprio in quell’orario, sarei stata impegnata con i lavori di ristrutturazione a casa mia: c’erano i muratori che segavano, martellavano e scartavetravano, così quando ho ricevuto la telefonata mi sono dovuta rifugiare nella tromba delle scale per parlare! Lì, seduta su uno scalino, mi sono resa conto che rispondere in tre minuti a una decina di domande a raffica non è affatto una cosa semplice e che la sintesi è decisamente una dote che mi manca perché poi, risentendo la registrazione, mi sono accorta che avevano tagliato metà delle cose che ho detto!

La prima recensione positiva...
Francesca: La prima a recensire positivamente il mio romanzo è stata la fantastica Sabina del blog Una fragola al giorno. È stato emozionante scoprire per la prima volta il parere di un lettore neutro, estraneo quindi alla cerchia di amici e familiari che, fino a quel momento, erano stati gli unici ad avere avuto accesso alle bozze del manoscritto. I blogger che ho contattato per chiedere un parere sul romanzo si sono dimostrati tutti molto disponibili e professionali ed è solo grazie a voi se Le stanze buie è arrivato a tanti lettori!

La prima critica poco costruttiva...
Francesca: I complimenti vuoti non portano da nessuna parte e se c’è una cosa che ho sempre chiesto alle persone che si approcciavano alla lettura del romanzo,  è l’onestà. Le stanze buie è il mio primo libro e non è privo di difetti, sono la prima ad ammetterlo.  Ciononostante c’è stata una recensione, quasi completamente negativa, che mi ha dato da pensare. La lettrice lamentava l’eccessiva mielosità della storia e molte altre cose; ma, soprattutto, deplorava l’insopportabile flirt tra maggiordomo e padrona, che a detta sua non era affatto necessario ai fini della trama. Cerco sempre di trarre utili suggerimenti dalle critiche mi vengono mosse ma questa, francamente, la trovo un po’ fuori luogo perché la storia d’amore è proprio il perno su cui ruota tutta la vicenda, ed eliminandola avrei svuotato il romanzo di qualsiasi significato. Ma del resto, non si può piacere a tutti.

* * *

Sempre restando in tema di "prime volte" e visto che ogni autore si identifica nei propri personaggi (ma quando mai?!), due o tre domande proposte con un unico scopo: invogliarvi a comprare il romanzo. Pubblicità meno occulta di così, non s'è mai vista!



La prima volta che hai pulito casa(ricordo che Vittorio Fubini è un maggiordomo e più che pulire dirige i lavori domestici, ma dubito che Francesca abbia mai rivestito questo ruolo, quindi ho raddrizzato un po' il tiro!)
Francesca: E qui mi trovo costretta ad ammettere che Vittorio non sarebbe contento di me, tutt’altro! Vivo nel mio perenne marasma, detesto i lavori domestici e, per quanto l’acquisto di prodotti detergenti mi riempia di soddisfazione (mi piace leggere tutte le etichette e confrontarli tra di loro, posso passare ore al supermercato, da vera malata mentale) la messa in pratica mi deprime alquanto. Sono una procrastinatrice seriale e il mio motto è: perché pulire casa oggi quando posso farlo domani? Perciò trovo impossibile ricordare la prima volta che, volontariamente, io abbia messo mano a secchi e stracci… Anche se devo ammettere che, quando mi ci metto, vado fino in fondo al problema! Il dramma  è trovare la forza di volontà per iniziare…

La prima volta che hai pensato di uccidere qualcuno (chi non l'ha desiderato anche solo per un attimo? Sappiate che i personaggi de Le Stanze Buie non sono proprio degli stinchi di santo, non tutti...)
Francesca: Bella domanda! …Boh! Probabilmente da bambina devo averlo desiderato di qualcuno. Quando si è piccoli si può essere molto crudeli. Oggi, mediamente, lo desidero circa ogni minuto che passo a sgomitare sui mezzi pubblici: vivere a Roma ti porta a diventare una persona molto rancorosa, e, senza dubbio, un potenziale assassino!

La prima volta che hai visto un fantasma (eh sì... leggendo il romanzo di Francesca incontrerete anche loro... forse!)
Francesca: I miei primi fantasmi vivevano tutti insieme sopra a un armadio. Era l’armadio che c’era nella mia cameretta di bambina, talmente alto che non riuscivo a scorgere la cima. Lì, in quell’angusto spazio sotto il soffitto, si annidavano le creature più pericolose che un bambino possa immaginare. Mi addormentavo voltata dall’altra parte per evitare di scorgere, tra le ombre della notte, sinistri bagliori e movimenti sospetti. In genere i bambini sono spaventati da ciò che si nasconde sotto al letto. Io ero inquietata dagli spazi in cui non riuscivo ad arrivare. Qualche anno dopo (ero già ragazzina) c’è stato il pianoforte che suonava di notte, al piano terra, quando eravamo tutti a letto e la casa era sprofondata nel buio e nel silenzio. A volte mi sembrava quasi di udire lo sgabello stridere sul pavimento e immaginavo il misterioso musicista fantasma prendere posto e fissare sconsolato la tastiera, prima di iniziare a suonare. Al mattino controllavo gli spartiti per vedere se, per caso, avesse voltato le pagine. Lo immaginavo allampanato e con lunghi capelli scarmigliati. Per notti e notti ha terrorizzato mia sorella (a cui, naturalmente, non mancavo di raccontare storie raccapriccianti su questo sfortunato spettro in cerca di pace, costretto a suonare il nostro pianoforte per espiare le terribili colpe commesse in vita. Ancora oggi mi considera colpevole di parecchi traumi infantili, ero una sorella crudele!) Poi, così com’era venuto, se ne è andato. Il pianoforte ha smesso di suonare e noi ci siamo chiesti che fine avesse fatto il nostro fantasma… fino al giorno in cui l’accordatore non ha trovato un piccolo ospite baffuto, nascosto tra i martelletti, e ormai passato a miglior vita!

La prima volta che ti sei innamorata(giusto per farci un po' i fatti suoi e perché Le Stanze Buie racconta un grande amore).
Francesca: Gli ho dato il primo bacio, ma lui mi ha spezzato il cuore mollandomi per un’altra (più popolare). Quando sei alle scuole medie queste cose ti segnano in un modo che, a distanza di (quasi) vent’anni, non riesci più a ricordare e ti fanno solo sorridere. Ma all’epoca pensavo che ne sarei morta. Voglio dire, avevo il suo nome scritto su ogni singola pagina del mio diario! Mollata a novembre, fino a giugno ho dovuto cancellarlo con una riga ogni volta che annotavo i compiti, è stato terribile. Ma quasi inevitabile: chi non ha mai cozzato contro il primo amore, ritrovandosi ammaccato e un po’ più disilluso? È la vita, certe regole sono universali.
Ad oggi, comunque, siamo rimasti buoni amici.

© Francesca Diotallevi
Le Stanze Buie in ristampa con copertina lucida

E per finire domanda d'obbligo. Progetti futuri?

Francesca: Come dicevo sopra, il mio primo progetto per il futuro è la ricerca di un nuovo editore per il mio secondo manoscritto o, in alternativa, il self-publishing. Vediamo come vanno le cose.
Per quanto riguarda la scrittura, dopo aver cestinato tante, troppe storie nel corso dell’ultimo anno, sono all’inizio di qualcosa che spero possa godere delle giuste correnti e prendere il largo. Ispirata a un fatto realmente accaduto, ci saranno una storia d’amore poco convenzionale, un bosco fitto di alberi e di ombre  e molta, moltissima neve. E quando inizia a nevicare, nelle mie storie, si mette sempre male per qualcuno… lettori avvisati!

E ci lasci così???
Ok, non è colpa tua, in effetti erano finite le domande, però quando ho letto "storia d'amore poco convenzionale" m'è partito un embolo! Posso farti da beta reader?♥ ♥ ♥
Scherzi a parte (mica scherzavo) ti ringrazio infinitamente per la disponibilità e la spontaneità con cui hai risposto e ti mando un gigantesco in bocca al lupo per il tuo nuovo romanzo! 

» il sito di Francesca
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La parola ai lettori!
Avete amato Le Stanze Buie?
Aspettate il nuovo romanzo di Francesca?

Recensione, BALLANDO CON IL FUOCO di Edy Tassi

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E torno con la review di un erotico! Incredibile gente, ci sono ricascata, però dai... poteva andare peggio, anche se credo proprio che recensioni di questo genere ne vedrete sempre di meno.

Ballando con il Fuoco di Edy Tassi

| Harlequin Mondadori | pag. 348 | € 12,90 |
Arianna Radburn ha una doppia vita: ballerina instancabile di giorno presso una delle compagnie di danza più prestigiose di Londra e creatura conturbante di notte, quando, con il nome di Sweet Thunder, mostra il suo corpo perfetto all'Icing on the Cake. Ma gli occhi famelici degli uomini non l'hanno mai eccitata, finché non riceve una proposta sconvolgente: esibirsi per un unico cliente, notte dopo notte, dietro lauto compenso. A sconvolgere Arianna non è tanto la natura della proposta, ma l'uomo che gliela fa. Nicholas Morgan, infatti, è il suo visionario coreografo. Un uomo bellissimo, affascinante e implacabile in sala prove. Che ha una regola ferrea: mai fare sesso con una delle sue ballerine. La donna provocante che si esibisce per lui, però, non è la stessa che lavora nel suo affermato corpo di ballo. Riuscirà Arianna a camminare sulla linea sottile che divide uno spettacolo sexy da un vero tentativo di seduzione? O, sguardo dopo sguardo, gesto dopo gesto, la passione finirà per esplodere con conseguenze imprevedibili per entrambi?

Voto:
 (-----)

Recensione V.M. 18

Mhhh... non so da che parte iniziare, perché come ben sapete io e gli erotici abbiamo un rapporto abbastanza complicato che sfiora la totale indifferenza. Detta così, non sembra nemmeno una roba complicata, io vado per la mia strada e loro per un'altra... il bello è che a volte c'incontriamo e io ogni volta provo a darci una nuova possibilità.
Samaritana? No.
Masochista? Forse.
Per ora ho promosso solo Schiava per Vendetta dell'autopubblicata Ann Owen; è incredibile che l'unico romanzo che abbia saputo intrigarmi non rientri nemmeno tra la moltitudine di libri che ci hanno rifilato nove Case Editrici su dieci, ma vi dirò... mi fa pure piacere. Non che quello che penso freghi a qualcuno, ma è uno smacco non da poco.
Ma veniamo a Ballando con il Fuoco che dalla premessa sembra essere l'ennesima ciofeca.
Invece no.
Ballando con il Fuoco intanto è scritto bene e non è un dettaglio da sottovalutare, perché molte autrici erotic-romance si dedicano alla cura degli amplessi e si dimenticano del lessico, usando sì e no tre aggettivi in croce che si alternano per trecento pagine. Edy Tassi invece ci sa fare e sicuramente una storia piccante unita a uno stile curato le hanno permesso di conquistare il cuore di molte lettrici. Io però sono una vecchia volpe (scafata, navigata, ormai da rottamare) e anche se mi faccio infinocchiare da una bella penna con gli erotici non ci casco, leggasi: gli uomini coi membri d'acciaio mi fanno un baffo!

Nicholas rientra sicuramente in questa categoria, non per niente già dal primo capitolo ce l'ha duro come una pietra, gli basta scorgere Arianna esibirsi in uno strip-club che il potere di Medusa gli colpisce le mutande. E dire che è una sua allieva e nonostante l'abbia vista ballare in sala prove infinite volte, mai gli aveva fatto un effetto simile (ahhh, il potere di un perizoma!).
Fortunatamente comunque i due non si rotolano tra le lenzuola dopo quindici pagine o il libro sarebbe volato fuori dalla finestra. Però c'è da subito il solito gioco fatto di sguardi, orgasmi telepatici, pensieri lussuriosi, ma potevo pretendere qualcosa di diverso da un romanzo erotico? Probabilmente no. Quindi ho continuato a leggere forte di questa convinzione, spoglia di ogni pregiudizio, finché un piccolo particolare ha smontato tutti i miei buoni propositi e la passione del momento.

Arianna si depila.

Ok. Chi non si depila...

Però depilarsi secondo l'arte topiaria è una pratica che mi mancava.


Risultato?

 

Arianna ha la Jolanda a forma di cuore 

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Intervista doppia Abby & Kevan

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Sì, le iene sono in me. E non perché sia un'acida bastarda come loro, ma perché sono più curiosa di una scimmia!
Dopo aver letto Hunted (qui la recensione) e Vision (a breve la recensione, cof cof, sono in ritardo ;_;) non ho potuto fare a meno che assecondare la mia anima da stalker incallita. E visto che Angela è un po' indaffarata, avendo appena "sfornato" il suo supereroe in miniatura, ho pensato di disturbare Abby e Kevan per scoprire qualcosa in più su di loro.

Pronti a farvi gli affaracci loro?


Nome e Cognome
Abby Eglantine Allen
Kevan Vattelapesca (Non ho un cognome. Per la scuola mi danno sempre il cognome Nelson, come l’ammiraglio.)
Età
18
21
Città o Pianeta di provenienza
Wichita (Kansas)
Niviux (verso l’infinito e oltre…cit: Toy Story)
Dove vi siete conosciuti?
Alla Wichita High School
Alla Wichita High School
Il primo pensiero avuto sull'altro/a
Oddio! E questo qui?
È un figo da paura!
Oddio! E questa qui?
È stramba da paura!
Un aggettivo per il primo bacio
Spaziale
Stratosferico
La parte di te che meno ti piace
Niente
L'essere alieno
La parte di lui/lei che più ti piace
Tutto
Tutto
Cosa ti fa paura?
Perdere Kevan
Perdere Abby
Come ti vedi tra dieci anni?
Obesa con quattro figli.
Dovresti chiederlo a Abby. È lei quella col dono della preveggenza.
E tra venti?
Obesa con sei figli
Ok, se insisti… mi vedo con un lavoro tranquillo, con una casa, con un paio di figli, e ancora con Abby, ovviamente.
Tra Cinquanta? Non andrò oltre, giuro!
Obesa con sei figli e vecchia.
Ah, ma allora ci provi gusto! Tra cinquanta anni avrò 71 anni. Mi vedo vecchio e magari un po’ rincoglionito.
Se potessi cambieresti qualcosa del tuo passato?
Vorrei poter vivere un po’ di più i miei veri genitori.
Niente. Tutto quello che ho fatto mi ha portato fino a qui ed è esattamente qui che volevo arrivare.
Una cosa a cui non sai resistere
Lo posso dire davvero? No… non posso dirlo, siamo in fascia protetta.
Se te lo dico poi, dovrei ucciderti. E Abby non me lo perdonerebbe mai.
Sai cucinare?
Se per cucinare intendi, sbattere un uovo e buttarlo in padella per una deliziosa frittata, allora sì, so cucinare.

Lo stretto indispensabile per sopravvivere. Infatti da quando vivo con Abby sono piuttosto dimagrito U_U
Il tuo piatto preferito
Tutto il repertorio della grande arte culinaria di Mc Donald’s
Pizza, pasta, hamburger. Proteine e carboidrati a volontà.
Se potessi scegliere il tuo superpotere quale vorresti avere?
Un gran culo (si può dire in un blog serio?)
Conosco la risposta di Abby a questa domanda e la sottoscrivo. Di questi tempi è il miglior superpotere.
Che lavoro vuoi fare da "grande"?
Proseguirò negli studi. Voglio fare l’astrofisica. Scontato vero? Lo so. In effetti ti avrei detto la collaudatrice di materassi se non fosse stato più scontato ancora.
Non. Ne. Ho. La. Più. Pallida. Idea. Sono un soldato. So fare solo quello.
Vacanza ideale
Lontano dai parenti.
Lontano dai parenti di Abby.
Fai a Kevan/Abby una proposta indecente
Diventa il mio Christian Frey! O era Grey… Sì, ma tanto è uguale.
D’accordo, mi vuoi sfidare allora? Pagina 233 del kamasutra. Ti basta come risposta? (l’autrice assicura i lettori che non ha idea di cosa ci sia in quella pagina, né se il Kamasutra stesso arriva alla pagina 233 U_U)
Salutate i lettori!
È stato come sempre un piacere stare in vostra compagnia. Fate i buoni, diremmo, ma visto che Natale ancora non è arrivato e non c’è bisogno di fingere di essere carini, fate quello che vi pare. Ci rivedremo presto, almeno è quello che si dice in giro . Ciao da Abby e da Kevan ;) e da quella rompibolas della nostra autrice, Angela C. Ryan.
Tutti i nostri casini sono colpa sua, sappiatelo!

* * *

Dunque.
Abby, grazie per il blog serio, ma le apparenze ingannano.
Kevan, lascio ad Angela il mio numero di telefono, nel caso... be' sì... sai com'è, la vita è lunga e imprevedibile e nel caso volessi fare due chiacchiere è giusto che tu sappia come trovarmi...
Angela, ti lovvo lo sai, e sappi che dovrai sopportarmi ancora per molto, perché tornerò alla carica per torchiare Jay e Dakota... Non vedo l'ora! Anche tu vero???

Nel caso i nomi di Abby e Kevan non vi dicano niente,
su Amazon trovate i romanzi di Angela.
E se non sapete chi è Angela qui c'è il nostro chiacchiericcio.
Rimediate. E non è un consiglio, ma un'intimidazione. 



Recensione, QUESTA VOLTA TOCCA A TE di M. J. Arlidge

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Un buon thriller ogni tanto mi serve e vi giuro che mi aspettavo molto da questo romanzo anche perché l'inizio è davvero WOOOW, ma poi diventa wow e infine $%çòç§§!"$%&£!!! U.U


Questa Volta Tocca a Te di M.J. Arlidge

 | Corbaccio, 2014 | pag 360 | € 16,40 |
Si preparavano a trascorrere tutta la vita insieme. Anime gemelle. E quando si ritrovano intrappolati, intontiti, faticano a comprendere tutto l’orrore della situazione. Niente cibo, niente acqua. Solo una pistola con un unico colpo in canna. Un criminale psicopatico narcotizza e rapisce delle coppie: le vittime si risvegliano disorientate, nessuno può sentire le loro urla. Si disperano, si agitano, cercano in tutti i modi di uscire dalla prigione in cui sono incarcerate, fino a quando trovano una pistola e, accanto, un cellulare che comunica per sms un ultimatum terribile: una delle due morirà, solo così l’altra potrà salvarsi. Per il killer è uno spettacolo a cui assistere, per le vittime un’insostenibile tortura psicologica. Helen Grace e gli investigatori della centrale di polizia di Southampton indagano. Cercano il pazzo criminale tentando al tempo stesso di proteggere i sopravvissuti sotto shock. I rapimenti si succedono velocemente: una madre e una figlia, due colleghi di lavoro, due compagni di università… ma in che modo sono legati fra loro? Helen lavora giorno e notte per trovare una relazione fra le vittime, per ipotizzare moventi… fino a quando intravvede un disegno mostruoso al quale non riesce nemmeno a credere… Romanzo che mette a nudo la forza delle relazioni, le scelte più difficili, il significato del sacrificio, la difficoltà di continuare a vivere, Questa volta tocca a te ha un ritmo mozzafiato, che colpisce come un film e trasmette un’inquietudine profonda, come solo i thriller dei grandi maestri sanno fare.

Voto:

Mi sa che M.J. Arlidge finisce dritto dritto nel club degli autori furbi insieme a Dan Brown e Glenn Cooper. La sua tessera non è gold e nemmeno premium, però insomma, già averlo fatto entrare a far parte di questo prestigiosissimo gruppo (da me fondato) non è una cosa da poco...
Il bello è che stava per fregarmi.
Capitoli brevi con finali d'impatto. Wow!
Stile essenziale ma adrenalinico. Doppio wow!
Una componente horror che mantiene il livello d'allerta alle stelle. Triplo wow!
Protagonisti con background complessi. Super wow!
Un serial killer sadico e spietato che rapisce coppie di persone che devono decidere chi di loro morirà e chi invece potrà salvarsi. Wow all'ennesima potenza!
Tutto mi faceva presagire che questo fosse il libro perfetto per me.
Tra l'altro l'autore non si perde in tante chiacchiere e parte subito con una scena carica di tensione, addirittura ansiolitica: due fidanzati abbandonati sul fondo di una piscina vuota e una pistola che decreterà le loro sorti. Tu vivi, io muoio.
Le pagine sono permeate da un forte senso d'inquietudine e anche se la storia risente di una certa ripetitività data dall'alternarsi delle indagini coi rapimenti, tutto è ben congegnato, soprattutto perché le vittime di questo sadico gioco sono sempre diverse le une dalle altre e le loro azioni si riveleranno lo specchio di un "io" a volte prevedibile, ma in alcuni casi del tutto inaspettato. Perché quando si è sul punto di morire si può arrivare a compiere qualsiasi gesto pur di salvarsi.
E da qui il fulcro del libro. Un libro che stuzzica la mente. Fino a che punto può spingersi il nostro istinto di sopravvivenza? Può una vita valere più di un'altra? E un omicidio quanto pesa sulla coscienza?
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Chiacchiericcio con Diana Gabaldon

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Quella che vi propongo è una vecchia intervista che feci a Diana Gabaldon nel 2006. Ero fresca fresca de La Straniera e di certo non mi aspettavo che rispondesse alle mie domande, invece si dimostrò gentilissima e super disponibile... quindi ne approfittai ^^
P.S. Adoro la risposta alla sesta domanda!



1) Ricordi quando ha scoperto il piacere della lettura? Con quale libro?
Non ricordo nemmeno di non essere stata capace di leggere. Mi ricordo che all'asilo ci avevano dato da leggere "Fun with Dick and Jane*" e io ero allo stesso tempo stupita e divertita dal fatto che alcuni miei compagni non erano in grado di capire le parole del libro. Non posso però dire che il libro fosse particolarmente divertente. I primi libri che ricordo aver trovato divertenti sono probabilmente i fumetti di Zio Paperone e Paperino.

*romanzo di Gerald Gaiser da cui è stato tratto il film Dick e Jane Operazione Furto con Jim Carrey e Téa Leoni.

2) Ci sono autori che ti hanno influenzata o segnata?
Ogni autore che leggo mi influenza in un modo o nell'altro. Persino autori non bravi (e dovrei ricordarmi di non farmi influenzare da loro). Certamente ho dei modelli: il mio ultimo romanzo, "A breath of snow and ashes" (in italiano Nevi infuocate + Cannoni per la libertà) è dedicato a cinque autori di cui ho usato consciamente stile e tecniche mentre scrivevo "La straniera", col fine di imparare a scrivere. (E questi autori sono Charles Dickens, Robert Louis Stevenson, Dorothy L. Sayers, John D. MacDonald e P.G. Wodehouse).

3) Ricordi quando e come hai cominciato a scrivere?
Scrivere che cosa? Ho cominciato a scrivere un romanzo all'inizio di Marzo del 1988, ed era "La straniera". Primo di questo (come continuo a ripetere a quelli che mi chiedono come ho fatto a scrivere un romanzo intero e a venderlo al primo colpo), ho scritto per più di trent'anni. Non si possono prendere tre lauree e lavorare come accademico (seppur nel campo scientifico) senza scrivere un sacco di roba, e cercando di esprimersi coerentemente e correttamente.
Ho anche scritto testi non-fiction come freelance per molti anni (per lo più per la stampa informatica ma essenzialmente per chiunque mi pagasse). Insomma, sono in grado di distinguere la fine di una sentenza dall'altra e avendo avuto la fortuna di essere stata educata negli anni '50 e '60 , grammatica, pronuncia e ortografia non sono un mistero per me!
Come? C'è solo un modo che conosco. Ti siedi e scrivi una parola su un foglio. E poi ne scrivi un'altra. E così fino alla fine.  

Caitriona Balfe e Sam Heughan interpretano Claire e Jamie nella serie TV
4) Hai un momento preferito per scrivere? Qual è?
La sera tardi è il momento migliore per me; di solito scrivo tra mezzanotte e le 3 o 4 del mattino. Scrivo anche in altri momenti, come la mattina tardi o nel primo pomeriggio ma la sera tardi è il momento migliore. La mia mente è chiara e focalizzata, e non c'è nessuno a disturbarmi.

5) Da dove nascono le tue storie e i tuoi personaggi?
Beh, ho questa formula segreta, composta da una miscela speciale di aminoacidi, vitamine, minerali e il succo di un'erba senza nome (che va raccolta alla luce della luna, è molto importante)…
A dir la verità io non penso ai miei personaggi, "li trovo".
Capisco la necessità di prendere il cervello di uno scrittore e aprirlo per capire come funziona, ma sono spiacente di dire che non è qualcosa che puoi spiegare con la logica. Parlando metaforicamente - che è la cosa che può rendere meglio il concetto - è come se camminassi in un campo pieno di persone che fanno e dicono cose interessanti e tra me e loro ci fosse una parete di plastica.
In alcuni punti la plastica è trasparente e sottile: posso vedere tutto e sentire chiaramente quello che viene detto. Tutto quello che devo fare in questo caso è usare le mie capacità per mettere su carta quello che ho visto e sentito in modo da farlo arrivare dalla carta nella testa del lettore.
In altri punti invece la plastica è più spessa e offuscata. Riesco a vedere dei movimenti, ma non so sempre chi ha fatto cosa e riesco solo a catturare frasi o pezzi di quello che viene detto. In altri parti la plastica è nera, come quella dei sacchetti della spazzatura, e così spessa che riesco solo a sentire alcune parole attutite e a vedere delle forme che urtano contro. Quando succede questo io devo avvicinarmi e sentire con le mie mani, l'orecchio appoggiato alla plastica e gocce di sudore che scendono sul mio viso, cercando di immaginare cosa sta succedendo dall'altra parte.

6) Senti un particolare legame con qualcuno dei tuoi personaggi, e perché?
Certo. Con tutti.
Perché? Be', mettiamola in questo modo: non posso dirti quanto spesso le persone (e per la maggior parte donne, per qualche ragione) mi chiedono "Quanto c'è di te in Claire?" (La risposta ufficiale è 15.3%).
Ma c'è un gruppo di fans locali che ogni tanto in primavera mi porta da qualche parte a prendere il tè e mi interroga sui miei lavori futuri, e in una di queste occasioni si sono messi a discutere del personaggio di Black Jack Randall: "Oh, è così ripugnante!", "Lo detesto!", "E' così orribile, mi fa venir la pelle d'oca!"
E nel frattempo io me ne stavo seduta tranquilla bevendo il mio tè e pensando: "Non vi rendete conto che state parlando con Black Jack Randall, vero?

Tobias Menzies interpreta Jack Randall nella serie TV
7) Ritieni che ci sia un modo per imparare a scrivere o raccontare una storia, oppure è qualcosa con cui si nasce? 
Onestamente non lo so. Io sono nata con questa capacità. Non ricordo un tempo in cui non avevo l'Altra Parte a cui guardare, per modo di dire.
Questo non significa che uno non può imparare a raccontare una storia. Semplicemente non lo so.

8) Hai dei consigli da dare per un aspirante scrittore?
Certamente! Sono gli stessi consigli per qualsiasi scrittore.
LE TRE REGOLE DI DIANA GABALDON PER AVERE SUCCESSO COME SCRITTORE:
1. Leggere
2. Scrivere
3. Non fermarsi mai!
(La #3 è la più importante!)

9) Che rapporto hai con le traduzioni straniere dei suoi libri?
Solitamente non ho nessun tipo di relazioni con le traduzioni. Un'eccezione è la traduttrice tedesca Barbara Schnell, che è anche una cara amica, e con la quale lavoro strettamente quando fa le traduzioni.
Quest'estate sono stata fortunata ad incontrare la mia traduttrice italiana Valeria Galassi. E' una persona deliziosa e ho sentito cose meravigliose sulla sua traduzione italiana.

10) Che cosa stai leggendo in questo momento?
Sto leggendo "The full cupboard of life" di Alexander McCall Smith, "Warwolf" di Lons e molti libri sui club da gioco del 18° secolo.

11) Che libro porteresti su un'isola deserta?
Quanti ne posso portare? Se il numero è limitato, credo che porterei l'Enciclopedia Britannica e la Bibbia.

* * *

Visto com'ero diplomatica anni fa?
Il mio consiglio comunque è sempre lo stesso.
Leggete i libri. Guardate la serie TV.


*intervista curata da me e Indygirl

Weekly Recap #110

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Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Libri che ho adocchiato, un estratto che mi ha particolarmente colpito, un film che ho visto, e così via. Un po' come fanno alcuni blog con la rubrica Clock Rewinders on a Book Binge [X - X]. Ma tutto senza regole. Un po' alla cavolo insomma. Sostituisce In My Mailbox.

Un recap ritardatario che poi non è nemmeno un recap, ma una sorta di "speciale" dedicato ad Outlander. Lo so, oggi sono monotematica, ma dovrete sopportarmi perché, donne del web, dopo ben sei settimane passate a intonare tutte insieme "SPOSTA QUEL KILT!"...


...finalmente le nostre voci sono state udite!
E siccome non dico mai bugie, ecco la prova!

Da notare come Claire controlli attentamente
che noi sia rimasto nemmeno un pelucco del kilt... 
*cinque minuti di doverosa contemplazione*

Detto questo, breve recap.
Siamo arrivati alla settima puntata e questo sabato, con l'ottava, la prima parte della prima serie finirà per poi riprendere agli inizi del 2015. Ma quelli della Starz sono parenti della Corbaccio? Allusioni a parte torniamo a noi. Non so come farò a resistere, ma in qualche modo sopravviverò.

Attenzione spoiler!
In questo settimo episodio Jamie e Claire finalmente si sposano, non per amore, bensì per convenienza. Alla donna serve la protezione del clan scozzese per sfuggire alle ambigue attenzioni di Jack Randall che nella puntata scorsa ha iniziato a mostrarsi per quello che è veramente, e unirsi a Jamie sembra essere l'unica soluzione. Claire tra l'altro è una di quelle protagoniste molto pratiche, capaci di mettere la ragione davanti ai sentimenti e il fatto che il suo promesso sia giovane, alto e bello le fa accettare la sua sorte di buon grado. E poi è inutile negarlo. Non saranno innamorati, ma qualcosa tra loro c'è. Dalla prima volta in cui Claire gli ha rimesso insieme le ossa a tenerli unirli non sono solo bende e fasciature. No, no...


Questa puntata, senza girarci troppo intorno, è all'insegna del sesso e per quanto esplicito non c'è una sola scena che possa definirsi volgare.
Come nel romanzo si tratta di una notte molto importante per Jamie e Claire, perché imparano a conoscersi non solo in senso biblico; per quanto tutto cominci come un atto fine a se stesso poco alla volta diventerà ben altro. Jamie e Claire iniziano col fare sesso, ma al termine della puntata fanno l'amore. E' una notte lunga, fatta di confidenze, spuntini consumati davanti al fuoco del camino, racconti al lume di una moltitudine di candele e bicchieri di wisky per alleviare la tensione.
Claire è nervosa, sente che sta tradendo il marito vivo e vegeto nel 1945 (crepa Frank!), ma Jamie non è da meno essendo la sua "prima volta" e sapendo che al piano di sotto della taverna tutti gli highlanders stanno facendo il "tifo" per lui. Eppure a un certo punto è evidente che esistono soltanto loro due, per qualche ora non ci sono Jack o Frank Randall che tengano, non c'è una taglia sulla testa di Jamie, non ci sono bugie, né terribili segreti a dividerli.
Poi chi ha letto il libro sa bene cosa succederà - e non sarò io a dirvelo - ma di sicuro non è un segreto rivelare che alla base della loro storia ci sarà sempre tanta, tantissima, passione. Ma ricordatevi quanto vi ho detto. Claire è una donna pratica e razionale e non elaborerà pensieri ovvi per i comuni mortali del tipo ho trovato lo stallone e mo' me lo tengo... no... purtroppo no. Io invece sì, avrei ragionato proprio così.


Nell'attesa dell'ottava puntata ho rispolverato anche i romanzi e trovo che solo un'autrice davvero brava possa far riaffiorare le cotte letterarie a distanza di anni. E giuro che il sedere di Sam Heughan non c'entra niente, macché, quello è un dettaglio messo lì, del tutto insignificante...
Ok, a chi vogliamo raccontarla?
Sam Heughan ha reso Jamie così "vero" che è impossibile non innamorarsi di lui. E adesso sto messa male, male, male. Voglio più puntate, più Jamie e più chiappe al vento Scozia!
Per rendervi l'idea di quanto sia patologicamente rincoglionita, vi dico solo una cosa. Questa mattina mentre andavo a lavorare toccavo tutti i pietrini e i sassolini che c'erano per strada nella vana speranza che uno di loro mi portasse direttamente tra le braccia di un aitante scozzese! Invece sono finita dietro la mia grigia scrivania. Ma porca pu*£/%&%a! Che mondo ingiusto! U.U

Outlander - the Skye Boat Song




"The Skye Boat Song"è una canzone popolare scozzese che racconta la fuga del principe Carlo Edoardo Stuart (Bonnie Prince) il quale dopo la sconfitta a Culloden (1746) salpò verso l'isola di Skye grazie a Flora McDonalds che lo fece passare per la sua governante. Da qui il principe raggiunse la Francia sano e salvo e Flora è ancora oggi ricordata per essere un'eroina giacobita.

La versione che sentite nella serie tv di Outlander è un arrangiamento di Bear McCreary della lirica originale, mentre il testo è una rielaborazione della poesia di Robert Louis Stevenson. La voce è di Raya Yarbrough (moglie dello stesso McCreary).

Sarà il ciclo, l'ovulazione, l'eccesso di ormoni... sarà quel che sarà, ma ogni volta che l'ascolto mi commuovo!

Sing me a song of a lass that is gone,
Say, could that lass be I?
Merry of soul she sailed on a day
Over the sea to Skye.
Cantami una canzona che parla di una ragazza scomparsa,
Credi che possa essere io?
Carica di aspettative un giorno salpò alla volta dell'isola di Skye.
Billow and breeze, islands and seas,
Mountains of rain and sun,
All that was good, all that was fair,
All that was me is gone.
Flutti e brezza, isole e mare,
Montagne di pioggia e sole,
Tutto quello che era buono, tutto quello che era giusto,
Tutto quello che faceva parte di me se n'è andato.
Sing me a song of a lass that is gone,
Say, could that lass be I?
Merry of soul she sailed on a day
Over the sea to Skye.
Cantami una canzona che parla di una ragazza scomparsa,
Credi che possa essere io?
Carica di aspettative un giorno salpò alla volta dell'isola di Skye.

Outlanders Addicted... alla prossima!

Libro VS Film - Sfida n° 41

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A volte vorrei parlare dei film che mi capita di vedere, ma poi penso che un blog di libri non sia il posto giusto. Allora penso di parlare dei film tratti dai libri, questa cosa avrebbe senso, no? Ma quello che ne viene fuori non è mai una recensione, ma continui paragoni tra due opere dalla struttura tanto diversa. E così nasce questa rubrica (che posterò di giovedì) in cui mi divertirò a mettere sul piatto della bilancia un'opera letteraria e una cinematografica e vedere da che parte penderà l'ago.
LIBRO VS FILM
chi vincerà?

Oggi in sfida
the Giver

 
Vince il film!

Ecco come un romanzo "per ragazzi" può trasformarsi in un film "per tutti".
Quando ho saputo che il libro di Lois Lowry sarebbe finito sul grande schermo ho pensato subito che le modifiche al testo originale non sarebbero state poche, ma soprattutto che sarebbero state necessarie. E così è stato. La sceneggiatura di Michael Mitnick riprende fedelmente l'opera letteraria, ma fa tre cose importanti:
- La arricchisce di particolari.
- La rende dinamica.
- Ci dà un finale (cosa che il romanzo non ha).

The Giver, per quanto sia un libro dalla forte componente didattica, si basa fondamentalmente sulla riflessione, ma ben poco sull'azione, cosa che in un film distopico non è accettabile. Anche le descrizioni sono sommarie tanto più che non abbiamo un'idea chiarissima di come sia il mondo di Jonas. "Uniformità"è la parola magica. Le persone sono tutte vestite uguali a seconda del ruolo che ricoprono all'interno della società, non ci sono colori, e tutto è rigidamente controllato da un sistema che sta al di sopra di tutto. Nulla si sa di cosa c'era un tempo, prima che la "pace" regnasse sovrana. Solo il Donatore ha libero accesso alle memorie del passato e solo un membro della società potrà ereditarle. Sarà Jonas l'eletto. E sarà Jonas, un convincente Brenton Thwaites, a comprendere che la capacità decisionale appartiene al singolo individuo e che tutti abbiamo il diritto di provare qualcosa. Di qualsiasi cosa si tratti.
Jonas, attraverso l'addestramento, sperimenterà sulla sua pelle una gamma infinita di sensazioni. Questo percorso dovrebbe servire alla Società per evitare ulteriori falle, per scovare nuove tare da debellare, ma il ragazzo proverà cose meravigliose e terribili, dalle quali verrà prima attratto e poi respinto, finché non troverà dentro di sé il bisogno di ribellarsi.

Maryl Streep, Brenton Thwaites e Jeff Bridges

Dopo Hunger Games e Divergent, un nuovo film distopico che parla di autoritarismo e scelte, con un cast di tutto rispetto. L'Accoglitore di Memorie (o donatore) ha il volto segnato dall'esperienza di Jeff Bridges, mentre la versatile Meryl Streep è il cinico e spietato capo degli Anziani.
Alla regia Phillip Noyce che firma forse uno dei suoi migliori lungometraggi.
The Giver non riscuoterà il successo dei due film sopra citati, perché privo di quegli schemi che tanto piacciono agli adolescenti (tipo la love story in primo piano), ma è comunque un buon prodotto, con un ottimo montaggio che trova la sua massima espressione nel collage delle memorie passate.
Ho solo una perplessità. Jonas a un certo punto intuisce come ribaltare il Sistema e sinceramente quel "come" poteva essere più convincente. In fondo si erano già apportate tutta una serie di modifiche che una in più non poteva di certo far male. Dettagli? Sì... ma anche no.

"prima di amare le persone dobbiamo amare la vita"



Piccole Curiosità

- Jonas il protagonista, nel libro ha 12 anni, nel film 16, e l'attore che l'interpreta 24.
- Il Capo degli Anziani nel romanzo è una figura di scarso rilievo.
- Nel cast troviamo la cantante Taylor Swift in un piccolo (ma fondamentale) cameo.
- Jeff Bridges è un vero e proprio fan della saga della Lowry, a tal punto che anni fa girò un filmino amatoriale con la sua famiglia. Nel 1990 comprò i diritti cinematografici di the Giver.
- Nel cast troviamo anche Katie Holmes che dai tempi di Dawson's Creek non ha smesso di fare smorfie.

E secondo voi?
Libro (qui la recensione) o film?

Recensione, IL TUO MERAVIGLIOSO SILENZIO di Katja Millay

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Dopo tanto buio, ecco la luce! Ultimamente non ho letto romanzi in grado di farmi fare le ore piccole o di leggere in qualsiasi ritaglio di tempo. Come al solito mi dicevo "sono io", "è un momento così". Ma cazzate. Era colpa dei libri, perché appena trovi quello giusto ti rendi conto che non c'è niente che tenga. Addio sonno di bellezza, benvenuti pasti surgelati. Ogni minuto, per essere speso bene, dovevo spenderlo con questo libro.

Il Tuo Meraviglioso Silenzio di Katja Millay

| Mondadori, 2014 | pag. 462 | € 14,90 |
Le sue dita non possono più correre sul pianoforte, il suo mondo pieno di note è diventato muto. Nastya era una promessa della musica, prima. Prima che tutto precipitasse, prima che la vita perdesse ogni significato. Da 452 giorni Nastya ha smesso di parlare, e il suo unico desiderio è tenere nascosto il motivo del suo silenzio. La storia di Josh non è un segreto: ha perso tragicamente i suoi cari, e solo nel recinto impenetrabile che ha costruito intorno a sé si sente al riparo dalla compassione degli altri e libero di dedicarsi in solitudine all'unica cosa che lo tiene in vita: intagliare il legno. Quando sembra non esserci più luce né speranza, Nastya e Josh si trovano e le sensazioni sopite esplodono dal corpo e dal cuore. Due lontananze si incontrano, cercando l'una nell'altra la forza per superare il passato e rinascere davvero.

Voto:

"Vivo in un mondo senza magia né miracoli. Un posto dove non ci sono chiromanti o prestigiatori, angeli o ragazzi dotati di superpoteri pronti a salvarti. Un posto dove le persone muoiono, la musica si è spenta e le cose fanno schifo."

Eccolo, eccolo, eccolo! Eccolo il libro che cercavo, il romance capace di risollevarmi dall'apatia e dalla noia, il romance come dico io. Il Tuo Meraviglioso Silenzio custodisce la triade per eccellenza: una storia dolorosamente drammatica, personaggi straordinariamente veri, e un finale che ha del miracoloso per quanto sia perfetto. No davvero, sapete quanto io ami questo genere di libri, ma spesso mi scende il sangue dal naso per colpa di epiloghi talmente zuccherosi da risultare nauseanti. Invece Katja Millay ci regala uno dei "per sempre" più belli mai scritti e a cui dedico il mezzo voto in più.

Ma partiamo dal principio. Non posso dire di aver capito subito di avere tra le mani un romanzo veramente valido, perché spesso dietro alla rappresentazione del dolore che tanto piace agli autori e ai lettori c'è sempre la solita minestra: siamo sfigati, ma insieme ce la faremo. Evviva. Batti cinque. Two is megl che one...
Questa volta no. Questa volta Nastya e Josh non ce la fanno. Sanno di non poterci riuscire, si rendono conto di essere emotivamente instabili e anche se le cause del loro dolore sono diverse la consapevolezza è la stessa.

"Morire non è poi così male dopo la prima volta.
Lo so per esperienza..."

Nastya è devastata nel corpo e nell'anima. Lei, che aveva il mondo ai suoi piedi e che poteva ambire a essere addirittura straordinaria, adesso non è più nemmeno normale. Non è nessuno. È morta. Ha il corpo ricoperto di cicatrici e la mano sinistra che era solita scivolare sui tasti del pianoforte con grazia e leggerezza è un insieme di ossa aggiustate e placche di ferro.
Nastya è una sopravvissuta. Forse dovrebbe essere grata alla vita per averle dato una seconda possibilità e forse dovrebbe aggrapparsi all'amore della sua famiglia, ma non ce la fa. A sostenerla ci sono esclusivamente l'odio, la rabbia e il terribile ricordo dell'istante in cui la sua esistenza è arrivata al capolinea.
Nastya però non vuole condividere i suoi segreti e siccome nessuno può farsi carico delle sue sofferenze, piuttosto che mentire, preferisce rifugiarsi in un silenzio che non infrange con nessuno.

Finché, dopo due anni, rivolge la sua prima parola a Josh.

Josh è il ragazzo che dalla vita non ha perso tutto, ma tutti. A una a una le persone che amava sono cadute come birilli, e ormai è così abituato a stare solo che non sa quasi più cosa sia la solitudine.
Insieme passano ore e ore nel garage di lui a lavorare il legno, un luogo che diventa un rifugio, la loro via di fuga, il loro mare della tranquillità. Più il tempo passa più uno s'insinua nei silenzi dell'altro finché questi non si spezzano.

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